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    Kerry incontra Putin a Mosca per negoziare un cessate il fuoco in Siria

    Il segretario di Stato americano parlerà con il presidente russo per cercare un compromesso sul ruolo del presidente siriano Bashar al-Assad

    Di TPI
    Pubblicato il 15 Dic. 2015 alle 11:20 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:16

    Il segretario di Stato americano John Kerry è arrivato nella mattina del 15 dicembre 2015 a Mosca dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin per cercare un compromesso tra le posizioni russe e statunitensi sul ruolo del presidente siriano Bashar al-Assad in un’ipotetica transizione politica che ponga fine alla guerra civile in Siria.

    Kerry e Putin discuteranno inoltre su quali gruppi ribelli dovranno prendere parte ai prossimi colloqui, tema su cui si erano già confrontati con scarso successo nella conferenza di Riad nella scorsa settimana. Il Cremlino ha infatti rifiutato i risultati della conferenza, affermando che alcuni dei gruppi ribelli inclusi da Kerry nelle negoziazioni di pace sono considerati terroristi da Mosca.

    La posta in gioco è alta: Kerry e Putin dialogheranno per preparare una terza conferenza di pace tra le potenze mondiali sulla crisi siriana con l’obiettivo di stabilire un cessate il fuoco a partire dal 1 gennaio 2016.

    Le differenze da limare tra Stati Uniti e Russia sulla crisi siriana sono profonde e le numerose accuse reciproche minano il successo dei negoziati ancor prima del loro inizio.

    Da una parte la Casa Bianca critica il Cremlino di bombardare le forze opposizione siriane aiutando Assad invece di colpire gli obiettivi dell’Isis.

    Dall’altro lato Mosca, attraverso il ministero degli Esteri, accusa Washington di non combattere l’Isis sul campo e afferma che gli Stati Uniti devono ripensare la loro politica di “dividere i gruppi di terroristi in buoni e cattivi”.

    Se è chiaro che i due nodi principali che restano da sciogliere sono la posizione di Assad e la selezione dei gruppi ribelli da coinvolgere come legittimi interlocutori, la soluzione del secondo sembra davvero in alto mare rispetto alla prima.

    L’accordo sulla prima questione dipende unicamente da un passo indietro di una delle due parti: mentre Mosca difende la posizione di Assad, sia politicamente nei negoziati internazionali, sia strategicamente con i bombardamenti avviati dal 30 settembre 2015, gli Stati Uniti chiedono il ritiro del presidente siriano.

    Dall’altro lato, la frammentazione estremamente confusionaria dei diversi gruppi ribelli presenti sul campo in Siria è il principale ostacolo, non solo a un sostegno occidentale alla fazione che combatte Assad, ma alla risoluzione stessa della crisi che dal 2011 distrugge il paese.

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