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    Libia, domani incontro tra il premier Conte e Serraj

    Credit: Michele Spatari/NurPhoto/AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 11:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:53

    Incontro Conte Serraj – Il 7 maggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontra il premier del Governo di accordo nazionale libico Fayez al Serraj per discutere della situazione nel paese nordafricano.

    La delegazione libica è arrivata a Roma oggi, 6 maggio, e secondo una fonte vicina al Consiglio presidenziale, “Serraj chiede che l’Italia si impegni molto di più e soprattutto in maniera più visibile per difendere le ragioni del governo sostenuto dalle Nazioni Unite ma abbandonato dalla comunità internazionale”.

    Secondo il premier libico e i suoi sostenitori, “Haftar è un invasore, il suo tentativo di sfondare ed entrare a Tripoli è ampiamente fallito, a questo punto bisogna fermarlo, bisogna punire una aggressione militare che è stata una follia e porterà solo altra divisione in Libia”.

    Il compito di Conte sarà quello di convincere l’omologo libico ad accettare la tregua “umanitaria” proposta dall’Unsmil (la missione di Supporto dell’Onu in Libia) in concomitanza con l’inizio del Ramadan.

    L’appello però non è stato ancora accolto dal governo di Tripoli, che vuole invece proseguire con le operazioni militari dopo essere riuscito a respingere gli uomini di Haftar dai sobborghi di Tripoli.

    Anche Haftar si è opposto alla tregua, inviando ai propri soldati un messaggio in cui li invita a continuare le operazioni iniziate a inizio aprile.

    Secondo quanto riferito da fonti del Governo, “Conte ha chiesto a Serraj di dare la sua disponibilità a interrompere le operazioni militari, e ha anche invitato il leader libico a consultare anche altri leader europei, come il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel”.

    I rapporti tra Serraj e la Francia sono da settimane ai ferri corti, da quando il premier libico ha apertamente accusato il presidente francese di essere dalla parte di Haftar e di voler fare cadere il Governo di accordo nazionale.

    Le vittime – Intanto sale a 55mila il numero degli sfollati dall’inizio degli scontri, secondo quanto emerge dai dati dell’ufficio delle Nazioni unite per gli Affari umanitari (Ocha).

    “La situazione umanitaria continua a deteriorarsi come conseguenza diretta del conflitto armato. L’accesso al cibo e ai mercati, così come la disponibilità di elettricità e servizi sanitari è sempre più limitata”, si legge nella nota dell’Ocha.

    “L’illegalità generale nelle aree di prima linea dei combattimenti, compreso il saccheggio delle case degli sfollati, viene riportata in aumento”.

    Sono 432 invece le persone che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno perso la vita negli scontri, mentre i feriti ammontano ad almeno 2.069 persone.

    La crisi – Gli scontri nei dintorni della capitale Tripoli sono iniziati il 3 aprile, quando il maresciallo Haftar ha lanciato un’offensiva contro la città in cui ha sede il Governo di accordo nazionale di Serraj.

    In un primo momento le forze dell’uomo forte della Cirenaica avevano avuto la meglio, ma con il passare delle settimane il premier al Serraj, forte del sostegno delle milizie di Zintan e di Misurata, ha riguadagnato terreno.

    Lo scontro in Libia ha avuto effetti anche a livello internazionale, creando una divisione nelle cancellerie internazionali tra i paesi che appoggiano al Serraj e quelle che si sono schierate  – più o meno apertamente –  con Haftar.

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