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    A che punto sono le indagini sugli attentati di Bruxelles

    La polizia continua nella ricerca del terzo presunto attentatore. Potrebbe esserci un secondo aggressore nell'esplosione della metro. Abdeslam dice di non sapere

    Di TPI
    Pubblicato il 24 Mar. 2016 alle 17:04 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:48

    La polizia belga sta dando la caccia al terzo dei tre uomini ritenuti responsabili degli attentati di Bruxelles di martedì 22 marzo, rivendicati dall’Isis, che hanno provocato la morte di 31 vittime.

    Uno dei due è stato identificato come Brahim el-Bakraoui mentre il secondo potrebbe essere Najim Laachraoui, il militante belga dell’Isis sospettato di aver fabbricato le cinture esplosive per gli attacchi di Parigi di novembre. Laachraoui avrebbe anche innescato la bomba contenuta in una valigia esplosa sempre all’aeroporto.

    Il terzo uomo, filmato dalle telecamere di sicurezza dell’aeroporto mentre spingeva un trolley nella zona delle partenze di fianco a Laachraoui e Brahim el-Bakraoui, è adesso inseguito dalle autorità anche se non è ancora stato identificato.

    Secondo gli investigatori, l’uomo – che indossava un paio di occhiali, una giacca crema e un cappello scuro – avrebbe lasciato il terminal. 

    La terza valigia contenente una bomba, la più grande delle tre, è esplosa più tardi in seguito all’intervento degli artificieri.

    Il canale pubblico Rtbf ha reso noto che gli investigatori sono convinti ci sia un secondo attentatore coinvolto nell’attacco alla metro vicino agli edifici della Commissione europea. 

    L’uomo è stato inquadrato dalle telecamere di sicurezza mentre trasportava un bagaglio pesante, ma non se ne conosce l’identità e non è chiaro se sia morto o se sia scappato.

    Un identikit mostra un giovane uomo dal volto scavato con un piccolo pizzetto e spesse sopracciglia nere.

    Nel frattempo, si fa strada l’ipotesi sempre più verosimile che a condurre l’attacco sia stata la stessa rete jihadista coinvolta in quello di Parigi di novembre 2015.

    L’unico sospettato ancora in vita che mette in relazione gli attentati di Parigi con quelli di Bruxelles, il cittadino francese ventiseienne Salah Abdeslam, arrestato nella capitale belga la settimana scorsa, è attualmente detenuto in un carcere di Bruges, nell’ovest del paese.

    Il suo avvocato, Sven Mary ha riferito che Abdeslam non si oppone più all’estradizione in Francia.

    “Salah Abdeslam mi ha chiesto di informarvi che desidera andare in Francia il prima possibile”, ha dichiarato Mary ai giornalisti, dicendo che il suo cliente “ha intenzione di spiegarsi”.

    In seguito agli attacchi di Parigi, un uomo di nome Mohamed Bakkali era stato arrestato in Belgio.

    Durante una perquisizione nella casa della moglie era stato trovato un video in cui si vedeva un funzionario nucleare belga spiato tramite una telecamera nascosta nella regione delle fiandre. 

    Questo fatto sembra suggerire che i miliziani dell’Isis avevano considerato la possibilità di attaccare una centrale nucleare.

    Rtbf ha detto che nel testamento di el-Bakraoui si legge che l’uomo si sentiva braccato e che non voleva finire in prigione.

    Il primo ministro francese Manuel Valls ha invitato a una “forte reazione europea”, ma funzionari governativi sostengono che molti stati, inclusa la Francia, tengono per sé i dati più importanti, malgrado dicano di voler condividere l’intelligence.

    La pressione per migliorare la cooperazione contro il terrorismo all’interno dell’Europa sta aumentando. 

    I ministri dell’Interno e della Giustizia dell’Unione europea terranno degli incontri di emergenza per discutere della risposta comune dopo gli attacchi di martedì che hanno ucciso 31 persone e ferito 300.

    La Turchia ha detto di aver avvisato il Belgio prima dell’attacco. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che il suo governo aveva arrestato Brahim el-Bakraoui al confine con la Siria in giugno, l’aveva deportato nei Paesi Bassi e aveva allertato anche il Belgio che si trattava di un foreign fighter.

    Il presidente turco ha criticato il Belgio per non aver monitorato Brahim el-Bakraoui, che si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem un’ora prima che il fratello Khalid si facesse esplodere alla stazione della metro di Maelbeek, nel centro di Bruxelles, uccidendo altre 20 persone.

    Il governo belga ha liquidato le critiche del presidente turco dicendo che Brahim el-Bakraoui era stato appunto deportato nei Paesi Bassi e non in Belgio.

    Il gabinetto della sicurezza interna belga dovrà comunque discutere della questione e i parlamentari dell’opposizione hanno chiesto che essa venga dibattuta in parlamento.

    Intanto, il primo ministro belga Charles Michel ha respinto le dimissioni presentate dal ministro dell’Interno Jan Jambon e il ministro della Giustizia Koen Geens.

    Il canale in lingua fiamminga Vrt ha detto che Brahim el-Bakraoui era stato rilasciato da un carcere belga nel 2014, dopo aver scontato solo quattro dei dieci anni comminatigli per rapina. 

    Era stato messo in libertà vigilata ma aveva saltato due incontri con le autorità lo scorso giugno e pertanto sarebbe dovuto tornare in carcere, ma la polizia non lo aveva trovato.

    Il caso mette in luce i problemi del Belgio rispetto ai circa 300 cittadini che hanno combattuto in Siria, il contingente europeo più numeroso, in relazione a una popolazione nazionale di soli 11 milioni di abitanti.

    Al momento degli attacchi di Parigi, organizzati a Bruxelles, nei quali sono state uccise 130 persone, i servizi di sicurezza belgi contavano meno di 600 uomini. 

    Da allora, il governo ha aumentato il budget per la polizia e l’intelligence.

    Il segretario della Difesa americano Ash Carter ha detto alla Cnn che lo spargimento di sangue nella capitale dell’Unione europea, non lontano dagli uffici della Nato, dimostra che gli alleati europei di Washington devono fare di più per sostenere gli sforzi americani per combattere lo Stato islamico in Medio Oriente.

    Washington ha fatto sapere che il segretario di stato John Kerry si recherà in visita a Bruxelles venerdì 25 marzo 2016.

    Il candidato presidenziale democratico Hillary Clinton ha criticato la mancanza di cooperazione tra i paesi europei, dicendo che l’Ue non possiede un sistema per scambiare dati sui passeggeri dei voli o un centro per l’intelligence per condividere le informazioni.

    Il candidato presidenziale repubblicano Donald Trump, il quale ha espresso l’opinione che la tortura possa essere usata sui sospetti miliziani, ha detto che ritiene che il Regno Unito voterà per lasciare l’Ue proprio a causa delle preoccupazioni rispetto agli alti livelli di migrazione.

    Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha invece difeso il paese europeo smentendo le critiche che vogliono il Belgio uno stato fallito.

    Bruxelles sta ritornando alla normalità ma l’aeroporto rimarrà chiuso fino a domenica. I voli sono stati dirottati su Anversa, Liegi, e Lille.

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