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    Il caso dell’imprenditore che deve pagare 7 milioni ai writers per aver cancellato i loro graffiti

    Nel 2013 Jerry Wolkoff decise di imbiancare 5pointz, complesso divenuto un simbolo della street art di tutto il mondo. Oggi un giudice ha decretato che il suo è stato un atto illegittimo

    Di Noemi Valentini
    Pubblicato il 1 Mar. 2018 alle 14:39 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:21

    Il 13 febbraio 2018 Jerry Wolkoff, imprenditore e proprietario terriero, è stato condannato da una corte statunitense a risarcire un gruppo di 21 writers per un totale di 6.7 milioni di dollari (quasi 5 milioni e mezzo di euro) per aver cancellato le loro opere dal suo palazzo.

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    La rivoluzionaria condanna arriva al termine di una battaglia legale durata quattro anni e mezzo, durante la quale il gruppo di street artists guidati da Jonathan Cohen, in arte Meres One, rivendicava il diritto alla tutela dei graffiti apposti sulla struttura di Long Island City, a New York.

    La storia del 5pointz, enorme magazzino di 5 piani di proprietà di Wolkoff, era partita in realtà come una collaborazione tra imprenditore ed artisti, a cui negli anni ’90 era stato concesso di pitturare legalmente l’intero complesso a loro piacimento, con l’unica regola di evitare opere a tema religione, politica o sesso.

    Questo spazio libero, che mirava al tempo stesso a sostenere i writers e scoraggiare il vandalismo, divenne presto una Mecca per la street art, visitata da centinaia di turisti.

    Leggi anche: La street art in difesa dell’ambiente

    Nel 2010, tuttavia, il proprietario decise di trasformare il palazzo in un complesso residenziale, ottenendo un permesso per demolirlo. In seguito alla protesta degli artisti, che nel 2013 chiesero ad un giudice di bloccare la demolizione, il 19 novembre 2013 Wolkoff imbiancò senza preavviso le pareti di 5pointz, coprendo i graffiti.

    Dopo aver fallito nel tentativo di inserire il palazzo nell’elenco dei monumenti della città e raccogliere fondi per comprarlo, i writers decisero di iniziare una causa lamentando la violazione della legge VARA (Visual Artists’ Rights Act), che protegge il diritto d’autore degli artisti.

    Non era sicuro che per questo caso i giudici decidessero di tenere in considerazione la legge, che fino ad ora non era mai stata applicata alla street art legale.

    Gli unici precedenti vagamente assimilabili sono i casi Rimes contro Moschino e Aholsniffsglue contro American Eagle, nei quali i diritti degli street artist sono stati protetti applicando il diritto commerciale contro i marchi di abbigliamento che si erano appropriati dei loro disegni.

    Tuttavia nel 2017, dopo aver consultato numerosi esperti, ha deciso di qualificare ufficialmente i graffiti come “opera d’arte” per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America, rendendo applicabile il VARA anche a questa forma d’espressione artistica.

    Le conseguenze di tale decisione, apparentemente molto pesanti per i proprietari terrieri, sono in realtà limitate: le opere presenti sugli edifici non vanno conservate in eterno, ma è necessario dare agli artisti un preavviso di 90 giorni prima della demolizione, in modo da permettere loro di rimuoverle.

    L’atto improvviso di Wolkoff gli è quindi costato caro, 6,7 milioni di dollari per la precisione, con i quali dovrà risarcire tutti e 21 gli artisti coinvolti nel progetto 5pointz.

    Il significativo riconoscimento delle evoluzioni nel mondo delle arti visive e della necessità di proteggere le nuove forme d’arte rappresenta sicuramente un grande passo avanti dal punto di vista della tutela giurisdizionale delle opere, che potrebbe però avere ricadute svantaggiose per il mondo della street art.

    Disposizioni di questo tipo potrebbero infatti scoraggiare i proprietari, rendendoli maggiormente restii a concedere spazi liberi ai writers per timore di non potere poi disporre a pieno dei propri beni.

    In questo video, la demolizione della gigantesca opera a cielo aperto:

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