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    “In quattro mesi l’amministrazione Trump ha separato oltre 6mila famiglie di migranti”

    CREDIT: RONALDO SCHEMIDT / AFP)

    La denuncia di Amnesty International: l’Agenzia per le Dogane e la protezione delle frontiere ha riferito di aver forzatamente separato oltre 6mila nuclei familiari nel periodo compreso tra il 19 aprile e il 15 agosto 2018

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 11 Ott. 2018 alle 15:47 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:50

    “In un periodo di soli quattro mesi il governo statunitense ha volutamente adottato politiche e prassi in materia d’immigrazione che hanno prodotto la separazione di oltre 6mila famiglie, un numero maggiore di quello reso noto in precedenza dalle autorità”.

    È quanto denunciato da Amnesty International in un nuovo rapporto dal titolo: “Tu qui non hai alcun diritto: respingimenti illegali, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti di richiedenti asilo negli Usa”, pubblicato giovedì 11 ottobre 2018.

    Il rapporto mette in evidenza i respingimenti illegali di massa di richiedenti asilo alla frontiera tra Messico e Usa, la separazione di migliaia di nuclei familiari e il sempre maggiore ricorso alla detenzione arbitraria e a tempo indeterminato dei richiedenti asilo, spesso con diniego della libertà condizionata.

    Complessivamente, l’amministrazione Trump ha ammesso di aver separato circa 8mila nuclei familiari a partire dal 2017.

    Da maggio, circa 2mila bambini alla frontiera sud degli Stati Uniti sono stati separati dai lori genitori, colpevoli di essere entrati in territorio americano illegalmente. Ma quei numeri sono ora da rivedere, secondo l’organizzazione non governativa.

    Nel mese di settembre l’Agenzia per le Dogane e la protezione delle frontiere (Customs and border protection – Cpb) ha riferito all’a Ong di aver forzatamente separato oltre 6mila nuclei familiari (definizione che le autorità Usa applicano incoerentemente tanto a intere famiglie quanto a singoli loro componenti) nel periodo compreso tra il 19 aprile e il 15 agosto 2018, più di quanto reso noto in precedenza dalle autorità statunitensi.

    La Cpb ha confermato che quel dato non tiene conto di un non precisato numero di famiglie la cui separazione non è stata correttamente registrata, che comprendono i nonni o altri gradi di relazione familiare che le autorità giudicano “fraudolenti” e dunque escludono dalle statistiche.

    Nel 2017 e nel 2018 la Cbp ha respinto migliaia di persone che avevano chiesto asilo ai posti di frontiera ufficiali.

    Il presidente degli Stati Uniti Trump ha dovuto rivedere la sua politica sulla separazione dei minori dalle loro famiglie al confine con il Messico dopo le denunce delle associazioni umanitarie e lo sdegno dell’opinione pubblica a seguito della pubblicazione delle immagini dei bambini rinchiusi dei loro pianti disperati.

    Dal 2017 le autorità statunitensi hanno adottato e imposto la prassi della detenzione obbligatoria e a tempo indeterminato dei richiedenti asilo, spesso negando loro la libertà condizionata, per tutta la durata della procedura d’esame della domanda d’asilo. Si tratta di detenzioni arbitrarie, che violano le norme statunitensi e internazionali.

    A luglio più di 700 bambini immigrati non sono stati riuniti con i loro genitori dopo essere stati separati al confine con il Messico, nonostante l’ordine della corte federale.

    Un giudice aveva infatti ordinato al presidente Trump di riunire le famiglie che erano state separate entro 30 giorni, ma la scadenza non è stata rispettata.

    L’Amministrazione statunitense si è giustificata affermando che il ricongiungimento non è stato possibile a causa dell’incertezza sul rapporto di parentela dei minori con i presunti familiari o perché i genitori hanno commesso un reato.

    Leggi anche: Migranti, l’atroce audio del pianto dei bambini separati forzatamente dai loro genitori al confine Usa

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