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    Il villaggio dimenticato

    La battaglia di un centro fiammingo di venticinque abitanti per non scomparire dalla carte geografiche

    Di Elsa Pasqual
    Pubblicato il 3 Mag. 2014 alle 00:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:53

    Esiste un solo autobus per arrivare a Doel, un piccolo villaggio fiammingo di venticinque abitanti all’estremo nord del Belgio: il numero 31.

    Parte da Sint Niklaas, una città a circa 40 chilometri dai palazzoni dell’Unione Europea di Bruxelles immersa tra la provincia di Anversa e le Fiandre Orientali, e passa solamente una volta al giorno, di mattina presto.

    Percorrendo la Vissersstraat sulla strada N451, si capisce di essere in prossimità di Doel quando da lontano si scorgono due dei suoi quattro reattori nucleari. Una volta arrivati, si sente solo il rumore di qualche macchina in lontananza: le strade sono deserte, i negozi sono chiusi e le case abbandonate. Il silenzio è quasi fastidioso.

    Doel, per molti aspetti, è un villaggio fantasma. Lo stato di abbandono in cui si trova deriva principalmente dalla decisione presa da parte del governo fiammingo negli anni Sessanta di demolire l’intera cittadina per allargare il porto di Anversa, e poi portata a termine nel 1998.

    Da allora, molti abitanti sono stati incentivati a vendere casa e a trasferirsi altrove, provocando una forte diminuzione della popolazione: nel 1970 Doel contava 1,300 abitanti; nel 2006 circa 300. Oggi sono complessivamente 25.

    Denis Malcorps ha 26 anni ed è uno dei pochi rimasti, anche se quasi ogni giorno fa avanti e indietro con l’Università Cattolica di Lovanio, a un’ora di macchina, dove studia economia. “Non è facile vivere qui, lo ammetto, ma io non me ne voglio andare. Doel è il posto in cui sono nato e cresciuto e non ho nessuna intenzione di abbandonare la mia casa per arrendermi passivamente alla decisione del governo di distruggere la mia città per sempre”.

    “Abbiamo ancora acqua, gas e luce, ma qui obbligatorio avere la macchina se non si vuole essere tagliati fuori dal mondo. Per i generi alimentari dobbiamo recarci a Lillo-Fort (un piccolo villaggio nelle vicinanze)”, racconta.

    Come Denis, gli altri abitanti di Doel che hanno deciso di rimanere si sono organizzati in un comitato, “Doel 2020”, attivo contro la volontà del governo di abbattere il villaggio. Il movimento è nato 17 anni fa per contrastare, entro il 2020, l’ampliamento del porto di Anversa e per far pressione sulle autorità fiamminghe affinché il progetto venisse abbandonato.

    “Il piano di allargamento del porto è ridicolo”, dice Jan Creve, il fondatore di “Doel 2020”. “Doel fa parte del patrimonio storico e ambientale delle Fiandre e per questo non deve essere toccato”.

    Secondo il governo, il progetto di espansione del porto è necessario per l’economia fiamminga. Recentemente, il primo ministro Kris Peeters ha dichiarato sul quotidiano Gazet van Antwerpen che “il porto di Anversa è il motore della nostra economia, ampliarlo significa offrire nuovi posti di lavoro e nuove possibilità di crescita alle Fiandre”.

    Bruno Stevenheydens, consigliere di Beveren (un comune limitrofo a Doel) e membro del partito di Nuova alleanza fiamminga (N-VA), sostiene che le argomentazioni del governo non sono abbastanza solide da giustificare una tale espansione del porto. “Uno studio richiesto dalla N-VA dimostra come l’allargamento del porto può avvenire senza compromettere l’esistenza di Doel che potrebbe essere riadattato in un villaggio portuale”, ha detto Stevenheydens.

    Ma anche se il progetto di espansione del porto non venisse attuato, resterebbe in ogni caso il problema di come ridare vita a Doel. In un paesino economicamente stagnante, la cultura è in qualche modo l’unica risorsa che mantiene in vita questo piccolo centro semi-deserto. Da quando il villaggio ha iniziato a spopolarsi, molti artisti di strada hanno visto in Doel il luogo ideale per dare sfogo alla propria creatività. Oggi Doel vive di Street Art.

    I muri della città sono quasi interamente imbrattati. Extraterrestri, robot, scimmie, uccelli e ratti – sotto forma di graffiti – decorano ogni angolo del villaggio. “Soprattutto durante il fine settimana, molti turisti vengono a Doel incuriositi dai graffiti, ed è proprio grazie a questo afflusso di gente che i 3 bar locali riescono ancora a rimanere aperti”, racconta Denis.

    Alcuni dei murales di Doel sono stati realizzati da ROA, uno street artist belga, originario di Gent, conosciuto in tutto il mondo per il suo tratto inconfondibile. Disegna principalmente ratti, uccelli, scimmie e maiali, e usa prevalentemente due colori: il bianco e il nero.

    Alcuni di questi murales sono già stati rovinati dai vandali che, di tanto in tanto, prendono d’assalto le case abbandonate e distruggono tutto quello che trovano, a dimostrazione di quanto Doel sia abbandonata a se stessa. Ogni anno che passa, lo stato di degrado del villaggio peggiora e le possibilità che torni a ripopolarsi diminuiscono.

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