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    Il terzo sesso

    Possiedono i caratteri di entrambi i sessi. Sono riconosciuti dalla legge tedesca. Chi sono gli "intersessuali" in Germania?

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 30 Mar. 2014 alle 01:09 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:23

    Lucie Veith ha scoperto di essere un uomo quando aveva ormai 23 anni e un marito.

    Per via del suo aspetto femminile nessuno aveva mai messo in dubbio che fosse una donna, ma i suoi cromosomi appartenevano in realtà al gruppo xy.

    La scoperta ha portato Lucie a sottoporsi a diverse operazioni e a dolorose cure ormonali, che le hanno procurato disagi fisici e depressioni.

    Adesso Lucie è la presidentessa dell’Associazione tedesca degli intersessuali e, grazie alla sua battaglia di fronte all’Onu, è riuscita a ottenere il primo riconoscimento giuridico per la minoranza di persone che, come lei, possiedono nel proprio patrimonio biologico i caratteri di entrambi i sessi, senza una netta predominanza dell’uno sull’altro.

    A differenza dei transessuali, la cui identità sessuale fisica non corrisponde all’identità di genere psicologica (e che in Germania sono protetti da altre leggi), non esisteva finora alcuno strumento giuridico rivolto agli intersessuali tedeschi.

    La nuova disciplina rende la Germania il primo Paese in Europa e il secondo al mondo – dopo l’Australia – a riconoscerli. Approvata a maggio 2013, è entrata in vigore il primo novembre 2013 e ha modificato la disciplina vigente sul certificato di nascita.

    Ciò ha stabilito che se i medici non riscontrano la netta predominanza delle connotazioni di uno dei due sessi nel neonato dovranno lasciare vuoto lo spazio relativo al genere nell’atto di nascita.

    Il certificato potrà essere modificato successivamente, qualora la persona decida di voler appartenere a uno dei due sessi.

    Il testo non fa alcun riferimento al “terzo sesso”, ma parte della dottrina tedesca ha interpretato la modifica come un profondo segnale politico.

    Heribert Prantl, professore di diritto e giornalista del quotidiano Süddeutsche Zeitung, in un articolo ha definito la nuova legge una vera e propria “rivoluzione giuridica”, che apre all’idea che al mondo non esistano solo maschi e femmine.

    Ma Jens Theilen, collaboratore della cattedra di Diritto Pubblico presso la Bucerius Law School di Amburgo, suggerisce di essere cauti.

    “Credo che non si possa parlare del riconoscimento di un terzo genere, parificato agli altri due, dal momento che si tratta solo di una piccola modifica nell’intero ordinamento tedesco ed è difficile prevedere come verrà interpretata”, spiega Jens.

    La legge, infatti, apre a numerose domande cui solo i giudici potranno rispondere, applicandola nel caso concreto. Uno degli ambiti più problematici è ad esempio quello del matrimonio. Chi appartiene al sesso indeterminato potrà sposarsi? Con uomini o con donne?

    Impedire agli intersessuali di sposarsi, secondo Jens, sarebbe un’evidente violazione del principio di eguaglianza e si porrebbe in contrasto con la Costituzione tedesca.

    “Un altro punto controverso”, spiega Jens, “è che qualora venga constatata l’intersessualità, il medico è obbligato a lasciare l’atto di nascita bianco”.

    Quest’obbligo, secondo alcuni membri dell’Associazione tedesca degli intersessuali, può generare un pericolo di stigmatizzazione per coloro che invece non vogliono far sapere di essere intersessuali.

    Ritengono infatti che la piena parità verrà raggiunta solo se il terzo sesso sarà aperto a tutti: ogni persona dovrebbe nascere come “indeterminata” e decidere poi a che sesso appartenere.

    “Un ulteriore problema è che la nuova legge non fa nulla per evitare le operazioni chirurgiche e la violazione del diritto all’integrità fisica per le persone intersessuali”, commenta Jens riferendosi alle operazioni praticate talvolta sugli organi genitali dei bambini intersessuali, a scopo puramente estetico, per le quali in Germania non esiste un chiaro divieto.

    “Penso che la modifica legislativa costituisca una rivoluzione e un punto di partenza allo stesso tempo”, dice Jens, “Perché da un lato si tratta di una promessa politica per il riconoscimento degli intersessuali, ma dall’altro quanto fatto non è ancora abbastanza.”

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