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    Il silenzio su Anisa

    Una giovane attivista afgana è stata uccisa dai talebani per la sua opera in favore dei vaccini. Ma il mondo non sembra essere interessato

    Di Orbala ...
    Pubblicato il 28 Feb. 2013 alle 00:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:00

    Il silenzio su Anisa

    Come disse il poeta Urdu Habib Jalib nel suo ‘Mein ne uss se ye kaha’: “Jin ko tha zabaa pe naaz chup hai voh zaba daraaz” (Coloro che sono eloquenti nell’orgolio, i poeti, oggi non parlano”).

    Nessun verso è più adatto oggi!

    Un’altra Malala è stata attaccata – e purtroppo uccisa – ma nessuno ne parla. Il suo nome è Anisa. Era in seconda superiore, un’attivista per i diritti delle donne e l’istruzione, volontaria in una clinica per la somministrazione del vaccino antipolio gestita dal Ministero della Sanità pubblica. Facciamo ora il punto della situazione per cercare di capire i motivi della sua uccisione per mano dei talebani: oltre alla lotta a favore dell’educazione e il suo attivismo, Anisa aveva chiaramente riconosciuto la necessità dei vaccini antipolio nella sua regione; i talebani d’altra parte credono che il vaccino “renda i bambini sterili, sia veicolo del virus dell’Aids, che gli addetti alle vaccinazioni siano agenti della Cia”.

    Si ritiene che Anisa avesse 16 anni. Si era salvata da un attentato alla sua vita il giorno prima, ma quei vigliacchi l’hanno aggredita di nuovo, sparandole diverse volte allo stomaco. La giovane studentessa non è sopravvissuta, e questa volta, purtroppo, i nemici dell’umanità, della pace, dell’amore, della giustizia hanno vinto. Solo esseri umani dalle anime marce di muffa possono sentirsi di aver ottenuto qualcosa di grande nell’aver ucciso questa bambina.

    Cari lettori, quando dimostriamo tale parzialità verso le nostre vittime, avalliamo teorie della cospirazione come quelle attualmente diffuse sul caso di Malala: che fosse un agente della Cia, che sia gli Stati Uniti che il Pakistan siano stati coinvolti nel suo attacco o che l’attentato di cui è stata vittima coinvolgesse qualcosa di più grande dei talebani.

    Qualche settimana fa, in risposta alle molte domande riguardo Malala – come per esempio sul perché Malala stia ottenendo così tanta attenzione ed empatia a livello internazionale mentre altre vittime come quelle dei raid statunitensi e pakistani non ricevano alcun momento di silenzio, né veglie, simpatia, empatia, o manifestazioni di affetto da parte di nessuno – ho spiegato perché Malala meritasse tutta l’attenzione che stava ricevendo. E credo ancora fermamente in quello che affermai, ovvero che Malala sia una ragazza coraggiosa e che rappresenti la speranza e il coraggio per tutti quei gruppi di persone emarginate e sottomesse, ovunque essi si trovino, e per questo si è guadagnata tutta l’attenzione che finora ha ricevuto. Al tempo stesso però credo fermamente che tutto ciò si possa dire anche di Anisa.

    Il caso di Anisa però è ancora più infelice dal momento che l’abbiamo persa per sempre. Quindi, anche se la mia speranza nell’umanità era cresciuta in seguito alle proteste internazionali contro l’attacco nei confronti di Malala, la stessa speranza sta ora crollando perché nessuno ha detto nulla in difesa di una vittima altrettanto importante di nome Anisa. Per settimane, e forse anche in questo momento, abbiamo visto molte immagini e appelli da tutto il mondo, “Oggi, io sono Malala”, siamo tutti Malala, ogni vittima del silenzio forzato è una Malala. Ma dov’è la nostra voce ora che è più che mai necessaria, quando un’altra vera Malala è diventata vittima dell’estremismo religioso? Abbiamo veramente a cuore Malala, mondo, o eravamo solo frustrati per chissà quali altri motivi e quella vicenda ha rappresentato solo un ottimo pretesto di sfogo? E io che avevo creduto, innocentemente o stupidamente – no, stupidamente – che il mondo si fosse realmente interessato a Malala e alla giustizia!

    Non cercherò di investigare le ragioni del silenzio meschino del mondo verso l’assassinio di Anisa, perché farlo sarebbe quasi come giustificare in modo sottile e patetico questo silenzio ingiusto. Ma dovremmo vergognarci di noi stessi. Un giorno stiamo lì a piangere di un brutale attacco contro una giovane innocente, quasi sacrificata per la sue parole e suoi sforzi, per poi restare muti verso un altro brutale attacco, questa volta andato a buon fine. Un brutale assassinio a discapito di un’altra giovane attivista innocente, sacrificata per la sua voce e le sue azioni. Nessuno scrive di lei. Non si sente parlare di lei in Tv. Nessuno organizza veglie per lei. Nessuno prega per lei. Nessuno chiude le scuole per lei. Nessuno ha suggerito di istituire una giornata internazionale in suo onore.

    Non siamo forse ipocriti nel nostro apprezzamento e sostegno? Considerando che Malala simboleggiava la codardia e la mancanza di successo di un gruppo violento e ingiusto di persone, che cosa può simboleggiare l’assassinio di Anisa, visto che lo stesso gruppo vile e violento è riuscito in questo caso nel suo intento?

    Che cosa direbbe Malala dell’omicidio di Anisa? Quale sarebbe la sua opinione? Vedo Malala come un’amante della giustizia, qualcuno che crede nel potere della parola – così come nel potere del silenzio – e credo che sarebbe abbastanza amareggiata da condannarlo apertamente. Mi chiedo quando e se ne sia stata informata.

    Anisa non vive più, ma la sua eredità deve sopravvivere – la sua anima resterà con noi fino alla fine dei tempi; dovrebbe perseguitarci giorno e notte, così da farci guardare nelle nostre anime, corrotte per averla completamente trascurata.

    Riposa in pace, Anisa cara. Riposa in pace. Dio ti benedica con la pace infinita di cui sei stata del tutto privata in questo mondo, e per la quale sei stata sacrificata. Mi dispiace davvero di far parte di un mondo che non ti ritiene degna di attenzione, ma malgrado ciò non sarai dimenticata. Mai. Riposa in pace!

    Tu guarisci presto, Malala cara! Abbiamo sicuramente bisogno di te oggi più che mai!

    Dal blog di Orbala per The Post Internazionale
    Traduzione di Clementina Piazza

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