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    Il piano segreto per Pyongyang

    Un piano dell’esercito cinese svela che per Pechino sarebbe meglio la riunificazione delle due Coree che l’intervento armato

    Di Alessandro Iacopini
    Pubblicato il 9 Mag. 2014 alle 00:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:20

    Nell’eventualità della caduta del regime di Pyongyang, la Cina sarebbe pronta a lasciare la Corea del Nord al suo destino, favorendo di fatto una riunificazione della penisola.

    È quanto emerge dai documenti riservati del governo di Pechino resi noti dall’agenzia di stampa giapponese Kyodo News. I documenti sarebbero stati redatti dagli strateghi dell’esercito cinese lo scorso anno, in seguito al terzo test nucleare effettuato dalla Corea del Nord, allo scopo di elaborare una strategia per la gestione del possibile collasso della dittatura nordcoreana.

    Se il regime di Pyongyang dovesse cadere, le truppe cinesi si limiterebbero a coordinare i milioni di profughi nordcoreani che cercherebbero riparo in Cina e a isolare le élite politiche e militari nordcoreane.

    L’esercito cinese, in sostanza, rimarrebbe fermo sulla posizione del confine nordcoreano, lasciando così campo libero agli eserciti sudcoreani e americani (sono circa 30mila i militari statunitensi di stanza in Corea del Sud) che non troverebbero nessuna resistenza da parte di Pechino in un’eventuale avanzata per riunificare le due Coree.

    Se si pensa che nel 1950 la Cina intervenne nella Guerra di Corea per salvaguardare l’indipendenza di un suo Stato satellite, il cambiamento non è di poco conto.

    Nel dettaglio la strategia elaborata dagli strateghi cinesi si concentrerebbe in primo luogo sulla gestione dei profughi nordcoreani che potrebbero attraversare i quasi 1.500 km di confine che separano i due paesi. In questo caso l’esercito cinese sarebbe pronto a costruire lungo la frontiera una lunga serie di campi d’accoglienza per ricevere i rifugiati.

    I campi, con capienza massima di 1500 persone, sarebbero sorvegliati da appositi reparti dell’esercito e ospiterebbero i profughi solo dopo un’attenta identificazione e la valutazione di “non pericolosità” dei soggetti.

    I vertici politici e militari nordcoreani sarebbero invece detenuti e isolati in campi appositi, così da essere sia protetti da eventuali ritorsioni sudcoreane e sia più facilmente sorvegliabili. In questo modo i cinesi eviterebbero l’intromissione dei capi militari e politici nordcoreani nella gestione dell’eventuale crisi, che agli occhi di Pechino sarebbe una faccenda tra Cina e Corea del Sud.

    I documenti divulgati da Kyodo News confermano il mutamento delle relazioni diplomatiche tra Pechino e Pyongyang in atto già da qualche tempo. Lo scorso anno la Cina ha aspramente criticato la scelta della Nord Corea di continuare con il suo programma nucleare mentre, nei primi tre mesi del 2014, il governo cinese ha deciso di sospendere le forniture di petrolio alla disastrata economia nordcoreana. Influiscono sui rapporti diplomatici sinocoreani anche i giudizi negativi dell’establishment comunista nei confronti del giovane dittatore nordcoreano Kim Jong-un, considerato a Pechino non in grado di gestire il paese.

    Ma non sono solo i dissidi con Kim Jong-un a influire sulla politica estera cinese, che negli ultimi anni si è contraddistinta per la volontà di garantire stabilità e pace alla regione, anche in nome del commercio. Mentre l’economia nordcoreana continua ad arrancare, nell’ultimo decennio i rapporti commerciali tra Corea del Sud e Cina si sono intensificati a tal punto da creare una forte interdipendenza tra i due paesi. Non a caso, nel marzo scorso si è concluso un primo round d’incontri trilaterali tra Cina, Giappone e Corea del Sud per discutere la possibilità della creazione di un’area di libero scambio tra i tre paesi asiatici. Un progetto di portata planetaria, che potrebbe potenzialmente creare area commerciale pari a circa il 20 per cento del commercio mondiale.

    In ogni caso, al di là delle questioni commerciali e diplomatiche, è bene ricordare che la riunificazione delle Coree non è né auspicata e né avallata dal governo cinese. Pechino è a favore del mantenimento dello status quo. Il piano dell’esercito prende in considerazione uno scenario possibile e plausibile, quello della fine del regime nordcoreano, che la Cina vorrebbe scongiurare fino alla fine. Solo nel caso di un rapido e inaspettato cambiamento a Pyongyang, pur di mantenere l’equilibrio della regione, la Cina sarebbe disposta ad accettare l’unificazione della penisola coreana scegliendo di non intervenire militarmente.

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