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    Il futuro della Siria

    Stasera i ministri degli Esteri di Francia, Stati Uniti e Russia si incontreranno in vista della conferenza di Ginevra

    Di Gualtiero Sanfilippo
    Pubblicato il 27 Mag. 2013 alle 11:06 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:47

    È previsto per stasera un incontro tra i ministri degli Esteri di Francia, Stati Uniti e Russia, per discutere della situazione in Siria e dei preparativi per la conferenza denominata Ginevra 2 che si terrà il mese prossimo.

    Nel frattempo, il ministro degli Esteri della Siria Walid Muallem ha annunciato che il governo di Bashar al-Assad parteciperà alla conferenza di pace a Ginevra.

    Secondo il Sunday Times, la Russia non procederà alla fornitura dei missili S-300 alla Siria per paura che questi vengano utilizzati contro Israele. Mosca verrebbe così meno all’accordo firmato con la Siria nel 2010, che prevedeva l’invio al regime siriano di quattro sistemi di S-300 per un valore di 700 milioni di euro.

    Una mossa poco chiara che qualcuno ha interpretato come conseguenza di una sorta di patto segreto con Israele. Esponenti di entrambi i governi si sono tuttavia affrettati a smentire: “Non è stato concluso alcun accordo tra Putin e Netanyahu. È una fantasia, anzi i russi utilizzeranno questo contratto come moneta di scambio contro di noi”, ha affermato un portavoce del governo israeliano.

    Continuano gli scontri tra i ribelli e il regime di Assad nella città di Qusair, vicino al confine con il Libano. Si teme inoltre l’alleanza tra il regime di Assad e un gruppo di militanti sciiti iracheni. Un video ritrae i combattenti iracheni con fucili d’assalto mentre camminano lungo una strada, esultando per una battaglia vittoriosa servita per proteggere l’aeroporto di Aleppo dai ribelli siriani.

    Il possibile coinvolgimento dei combattenti iracheni in Siria potrebbe sollevare enormi critiche da parte degli Stati Uniti, che recentemente hanno puntato il dito contro il governo di Baghdad, colpevole aver permesso all’Iran di utilizzare lo spazio aereo iracheno per dei voli di rifornimento di armi diretti ad Assad.

    “Non sosteniamo né l’opposizione né il regime in Siria e non faremo dell’Iraq una pedina nella lotta in Siria”, ha detto Kareem Nouri, portavoce del Ministero dei Trasporti. Ma i funzionari iracheni hanno ammesso più volte che la caduta di Assad sarebbe un vero disastro per l’Iraq e Nouri al-Maliki, primo ministro iracheno, ha detto all’Associated Press che una vittoria dei ribelli in Siria renderebbere il Paese un rifugio per i terroristi, destabilizzando l’intera regione.

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