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    Il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva la prima risoluzione su giovani, pace e sicurezza

    Diego Cimino, rappresentante di UNOY Peacebuilders presso le Nazioni Unite, racconta per TPI il processo che ha portato a quest'importante iniziativa

    Di Diego Cimino
    Pubblicato il 20 Gen. 2016 alle 15:58 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:20

    Il 9 dicembre 2015 il
    Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la
    Risoluzione 2250 con oggetto il ruolo dei giovani nel mantenimento e nella
    costruzione della pace e della sicurezza.

    La risoluzione è stata accolta con
    grande soddisfazione dalla comunità internazionale ed è stata definita come
    “storica” dagli organi e dalle agenzie del Sistema ONU, tra cui lo stesso
    Segretario Generale Ban Ki-Moon, il suo inviato speciale per i Giovani Ahmad
    Alhendawi e diversi direttori esecutivi e generali delle principali agenzie
    specializzate (UNDP, UNESCO, UNFPA, UNICEF, UNHABITAT, UNWOMEN).

    Per la prima volta, infatti,
    l’organo più rilevante in materia di pace e sicurezza delle Nazioni Unite ha
    affrontato la tematica del ruolo dei giovani, dopo aver in precedenza adottato
    simili risoluzioni in materia di bambini e donne, ma la risoluzione 2250
    presenta delle peculiarità assolutamente uniche ed un potenziale tutto da
    sviluppare.

    Grazie a tale documento, gli stati membri riconoscono per la prima volta ufficialmente il ruolo positivo e
    propulsivo dei giovani per la costruzione ed il mantenimento della pace e per
    la prevenzione ed il contrasto all’estremismo violento, ponendo inizio al
    cambio di una narrativa che ha visto spesso i giovani come soggetti deboli,
    vittime o perpetratori stessi di violenza e dunque una minaccia alla pace, più
    che una risorsa.  

    La Risoluzione definisce
    “giovani” tutti i soggetti tra i 18 e i 29 anni e si compone di 5 parti (Partecipazione,
    Protezione, Prevenzione, Partnership, Disimpegno e reintegrazione) più un titolo
    finale sui prossimi passaggi da intraprendere.

    In generale viene invocata la
    protezione di tutti i soggetti, inclusi i giovani, secondo le norme e i
    trattati internazionali prima, durante e dopo i conflitti; viene sollecitata
    l’implemento di piani di valorizzazione dei giovani nelle società e nelle
    comunità al fine di evitare l’emarginazione e, in particolare, vengono
    richiamati gli Stati ad includere la partecipazione dei giovani nei processi di
    peace-building e decision-making locali, nazionali ed internazionali, dedicando
    loro apposite risorse.

    Viene, infine, richiesto lo sviluppo di uno studio, da
    realizzarsi quest’anno, sull’apporto dei giovani nei processi di pace e nella
    risoluzione dei conflitti invitando gli organismi e le agenzie internazionali
    ad un coordinamento generale. Al segretario generale viene richiesto di realizzare periodici rapporti
    indirizzati al Consiglio di sicurezza sullo stato dell’implementazione di
    queste misure e della risoluzione tutta. 

    L’iniziativa politica per la
    risoluzione è stata intrapresa dal Regno di Giordania, membro non permanente
    del Consiglio uscente. Lo scorso aprile, durante il periodo di presidenza del
    Consiglio, la rappresentante permanente della Giordania, l’ambasciatrice Dina Kawar,
    convocò il primo incontro ministeriale del Consiglio sul tema, per poi annunciare, di concerto con diversi
    uffici e agenzie ONU, il primo Forum Mondiale su giovani, pace e sicurezza, ospitato ad
    Amman lo scorso agosto.

    In quell’occasione, un’assemblea composta da centinaia
    di giovani leader impegnati in attività di peace-building provenienti da tutto
    il mondo aveva sottoscritto e approvato la Dichiarazione di Amman su giovani,
    pace e sicurezza, che ha per prima elaborato il tema, proposto delle linee
    politiche e invocato una risoluzione del consiglio di sicurezza. Risoluzione
    che, dopo alcune fasi di negoziazione intergovernativa, ha trovato l’unanime
    consenso del Consiglio di Sicurezza, richiamando la stessa dichiarazione di
    Amman.

    L’intero processo ha trovato una spinta fondamentale proveniente dalla società
    civile composta da reti e organizzazioni giovanili preposte alla promozione e
    lo sviluppo della pace. Tra queste, hanno svolto un ruolo di coordinamento,
    impulso e leadership globale due organizzazioni non governative, Search for
    Common Ground e in particolare lo United Network of Young Peacebuilders (UNOY
    Peacebuilders).

    La sfida sarà adesso rendere
    operativa la risoluzione e spingere in modo sempre più incisivo gli organi
    politici internazionali e i loro apparati esecutivi o tecnici ad implementare
    politiche che non siano solo rivolte ai giovani ma che facciano di questi degli
    agenti propositivi in ogni settore. 
    Ricerche, studi e rapporti
    hanno già ampiamente dimostrato quanto valorizzare il ruolo dei giovani
    attraverso il loro coinvolgimento possa rappresentare una soluzione duratura
    non solo per la stabilità e la pace ma anche per lo sviluppo sociale, economico
    e politico dei paesi piú fragili.

    * Diego Antonino Cimino è Rappresentante di UNOY Peacebuilders presso le Nazioni Unite e membro
    dello Youth Advocacy Team per la risoluzione 2250. Per maggiori informazioni sui
    temi in oggetto, contattare diego.cimino@unoy.org 

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