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    Il bambino che nessuno vuole accanto

    In un villaggio cinese, 200 persone hanno firmato una petizione per allontanare un bambino sieropositivo e tenerlo in isolamento.

    Di Lorena Cotza
    Pubblicato il 28 Dic. 2015 alle 10:34 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:15

    Kun Kun ha otto anni e nessun amico. Nessuno vuole giocare con lui, nessuno a scuola vuole stare nella sua stessa classe. Kun Kun è sieropositivo e, nel piccolo villaggio cinese in cui vive, tutti lo evitano per paura di essere contagiati.

    Lo scorso dicembre, oltre 200 persone hanno firmato una petizione per allontanarlo dal villaggio e isolarlo in un ospedale, “per proteggere la salute dei bambini e degli altri abitanti”. Fra i firmatari vi sono anche i suoi nonni, che se ne sono presi cura sin da quando era piccolo.

    “Tutti lo compatiscono, è innocente ed è solo un bambino. Ma il fatto che sia affetto da Aids ci spaventa e non sappiamo come comportarci con lui”, dice il segretario locale del Partito comunista cinese in un’intervista con un quotidiano del Paese.

    Il villaggio si trova nella provincia di Sichuan, nel sud-est della Cina, in un’area rurale in cui le informazioni su come si trasmette il virus dell’HIV sono scarse e i pregiudizi abbondano.

    Gli abitanti temono che i loro figli possano contrarre il virus se entrano in contatto con Kun Kun e uno di loro ha definito il bambino una vera e propria “bomba a orologeria”. Isolato da tutti, il bambino ha infatti sviluppato gravi disturbi comportamentali ed è diventato sempre più difficile da gestire. Non va più a scuola e passa le sue giornate nel bosco, dove si diverte ad accendere fuochi. Ormai vecchi e malati, i nonni hanno ammesso di aver firmato la petizione perché non sono più in grado di prendersene cura.

    Sua madre e suo padre adottivo vivono in un’altra provincia e Kun Kun è cresciuto con i nonni, con cui non ha alcun legame di sangue. Il padre adottivo ha smesso di mandare soldi e contattare la famiglia appena ha scoperto che il bambino era sieropositivo. Il virus gli era stato trasmesso alla nascita da sua madre, ma gli è stato diagnosticato quando aveva già cinque anni.

    Le autorità stanno ora pianificando un programma educativo per gli abitanti del villaggio, per lanciare una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’Hiv e combattere gli stereotipi. Stanno inoltre cercando una nuova sistemazione per il piccolo Kun Kun.

    L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha di recente lodato i progressi compiuti nel controllo dell’epidemia in Cina, dove circa 800mila persone sono sieropositive: “Interventi rapidi e progressivi hanno fatto diminuire il tasso di infezioni,” ha detto il dottor Bernhard Schwartländer, responsabile dell’Oms in Cina. “Ci sono state meno trasmissioni del virus dalle madri ai loro bambini e meno infezioni tra i tossicodipendenti”.

    Nel 2004 in Cina c’erano solo otto centri di disintossicazione che fornivano metadone, oggi ce ne sono 763. Sono aumentate anche le cliniche che si occupano di donne malate di Aids e il tasso di trasmissione da madre a figlio è sceso dal 35 per cento nel 2009 al 7 per cento nel 2012.

    Le discriminazioni e lo stigma verso i portatori di Hiv, però, continuano ad essere comuni. In Cina l’Aids è considerata una malattia “occidentale” e altamente contagiosa. Spesso i bambini con HIV non vengono accettati nelle scuole, i malati non vengono ammessi negli ospedali e i sieropositivi faticano a trovare un lavoro.

    Tra i casi di discriminazione più eclatanti, quello di due passeggeri che l’anno scorso non sono potuti salire a bordo di un aereo perché sieropositivi o quello di un paziente che ha dovuto falsificare la sua cartella clinica, fingendo di non avere il virus dell’HIV, per essere ammesso in una clinica e ricevere farmaci anti-tumorali. L’anno scorso è stata anche proposta una nuova legge per negare ai sieropositivi l’ingresso nelle saune e nelle piscine pubbliche, per timore che il virus si possa trasmettere attraverso il sudore.

    Le discriminazioni sono comuni anche nel mercato del lavoro e molte imprese impongono un controllo sanitario prima dell’assunzione. In un report del 2010, si denuncia che nelle linee guida sull’assunzione di impiegati pubblici si dice espressamente che chi soffre di gonorrea, sifilide, Hiv o altre malattie sessualmente trasmissibili sarà escluso dai concorsi.

    Nel 2012 un giovane sieropositivo ha fatto causa dopo essersi visto negare un lavoro come insegnante in una scuola elementare solo perché il direttore aveva scoperto che era portatore di Hiv. In una sentenza storica di gennaio 2013, l’aspirante insegnante ha vinto la causa e ha ricevuto un risarcimento per la discriminazione subita.

    Negli ultimi anni, il governo cinese si è impegnato a combattere i pregiudizi di cui sono vittima le persone sieropositive. Il presidente stesso e sua moglie, ambasciatrice dell’Oms per la campagna sull’HIV, hanno tenuto diversi incontri con persone sieropositive e ha dimostrato che stringere loro la mano non comporta alcun rischio: “L’HIV e l’Aids non sono terribili di per sé: ciò che è davvero terribile sono l’ignoranza e i pregiudizi che ci sono riguardo”, ha detto nel 2012 il presidente Xi Jinping.

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