Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    I giornalisti arrestati in Turchia

    La polizia turca ha fermato 23 giornalisti perché vicini all'imam Fethullah Gülen, ritenuto un terrorista contro il governo

    Di Caterina Michelotti
    Pubblicato il 15 Dic. 2014 alle 13:43 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:50

    Il 14 dicembre la polizia turca ha arrestato 23 persone che lavoravano per diversi giornali ed emittenti del Paese.

    I giornalisti erano considerati oppositori del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e vicini all’imam e predicatore islamico Fethullah Gülen, ritenuto un “terrorista” che vuole rovesciare il governo, scrive Reuters.

    L’accusa è quella di far parte di un’organizzazione criminale con lo scopo di attentare alla sovranità dello stato. L’operazione voluta dal presidente Erdoğan è stata condotta in tredici città turche, compresa Istanbul, dalle forze della polizia anti-terrorismo.

    La redazione più colpita è stata quella di Zaman, un giornale apertamente vicino al predicatore Gülen. Il direttore della testata, Ekrem Dumanli, è stato portato via dagli agenti nonostante una folla di giornalisti e sostenitori abbia tentato di impedirlo. In manette anche il direttore e alcuni impiegati dell’emittente Samanyolu, canale simpatizzante di Gulen.

    L’Unione europea, in una nota firmata dall’alto rappresentante Federica Mogherini, ha denunciato l’operazione avviata in Turchia, spiegando che gli arresti sono incompatibili con il principio di libertà dei media, che è uno dei pilastri della democrazia.

    Erdoğan contro Gülen

    Gli arresti di domenica sono l’ultimo capitolo della guerra tra Erdoğan e l’oppositore politico. I due un tempo erano alleati, oggi sono in aperto conflitto. Il presidente turco accusa il predicatore di influenzare magistrati, poliziotti e giornalisti contro il governo, mentre Gülen, che dal 1999 vive negli Stati Uniti, denuncia gli abusi di Erdoğan.

    Fethullah Gülen non ha mai espresso apertamente l’intenzione di far cadere Erdoğan, ma il governo turco gli attribuisce alcuni atti sovversivi, come le soffiate sulle future azioni repressive in programma.

    L’ultimo caso è quello di un utente non identificato di nome Fuat Avni, che su Twitter aveva anticipato di qualche giorno che la polizia avrebbe avviato un’operazione contro alcuni giornalisti “nemici”.

    Essere giornalisti in Turchia

    Un rapporto della Commitee to Protect Journalists (CPJ) dello scorso anno ha rivelato che nel 2013, nel mondo, erano stati arrestati 211 giornalisti. Per il secondo anno consecutivo, la Turchia ha detenuto il primato di nazione più repressiva, con 40 giornalisti incarcerati. Subito dopo, nella classifica stilata dal Commitee to Protect Journalists, ci sono Iran e Cina.

    Molti dei giornalisti detenuti fino allo scorso anno erano curdi, arrestati con l’accusa di terrorismo. Altri erano semplicemente oppositori del governo Erdoğan. Dopo la diffusione del rapporto, il governo turco ne aveva rilasciata la maggior parte.

    Ma le azioni repressive non sono finite: come riferisce il giornalista Dexter Filkins del The New Yorker, le forze di polizia continuano con gli arresti, giustificando le operazioni contro i giornalisti come una precauzione contro possibili “golpe”. 

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version