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    Hamas e Fatah si sono incontrate per cercare un accordo

    Di Sara Ahmed
    Pubblicato il 2 Ott. 2017 alle 20:33 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 09:00

    l primo ottobre è arrivata a Gaza una delegazione egiziana per organizzare un incontro di riconciliazione tra le due fazioni palestinesi di Hamas e Al Fatah.

    Hamas e Al Fatah sono due partiti politici palestinesi che dal 2006 si contendono il controllo e l’amministrazione dei territori palestinesi. A causa delle lotte di potere tra queste due fazioni, sfociate in uno scontro violento che ha causato centinaia di vittime, da quell’anno non si svolgono più elezioni nella striscia di Gaza.

    L’obbiettivo dei colloqui è quello di permettere lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari.

    Ad annunciarlo è stato Mohammed Al-Maqadma, direttore dell’ufficio stampa delle autorità palestinesi.

    Secondo fonti palestinesi la delegazione egiziana è entrata a Gaza dal valico di Erez, al Nord di Gaza e al confine con Israele e non attraverso il valico di Rafah, frontiera internazionale tra l’Egitto e la striscia di Gaza, per motivi di sicurezza.

    La delegazione egiziana è composta dall’ambasciatore egiziano in Israele Hazem Khairat e due dirigenti generali di polizia.

    Come riporta Al Jazeera la delegazione egiziana ha incontrato la mattina del 2 ottobre Ismail Haniyeh, leader di Hamas, per delineare le prime linee guida della trattativa.

    Il pomeriggio del 2 ottobre è arrivato a Gaza il primo ministro palestinese Rami Hamdallah accompagnato da ministri e funzionari.

    Hamdallah, che non si visitava la città dal 2015, è stato accolto da alcuni funzionari di Hamas e da una folla di circa 2mila palestinesi come riporta Huffpost Arabi.

    È previsto un primo incontro tra il primo ministro palestinese, Ismail Haniyeh capo generale di Hamas e Ismail Haniya leader del gruppo nella striscia di Gaza e un secondo incontro il 3 ottobre con tutti i vertici del governo.

    Ismail Haniyeh ha invitato i leader di Al Fatah a cooperare per concludere la prima fase di riconciliazione tra le fazioni palestinesi.

    Secondo Al Jazeera è previsto un ulteriore colloquio al  Cairo ma la data ancora non è stata al momento resa nota.

    Il conflitto tra Hamas e Fatah per il controllo dei territori palestinesi prosegue da circa 11 anni, ha causato centinaia di vittime e la sospensione delle elezioni a Gaza. Lo scontro era iniziato nel 2006, quando Hamas aveva vinto le elezioni politiche e successivamente espulso dopo violenti scontri i militanti di al-Fatah.

    Dopo le elezioni del 2006 i palestinesi non si sono più recati alle urne.

    Il mandato presidenziale di Abu Mazen, uno dei fondatori di Al Fatah e presidente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, doveva terminare nel 2009 ma ancora ricopre la carica.

    I tentativi di mediazione da parte dei presidenti dei paesi arabi non sono mancati nel corso degli anni per conciliare Hamas e Al Fatah.

    Nel 2007 l’Arabia Saudita tentò di porre le basi per una mediazione, convocando le due fazioni. Hamas e Fatah firmarono un accordo, noto come accordo della Mecca, alla presenza delle delegazione dei due movimenti, dei rappresentanti del governo e della presidenza, e del re Abdallah.

    Nel 2008 l’ex presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, organizzò una serie di colloqui al termine dei quali le due fazioni siglarono un accordo di riconciliazione conosciuto come Dichiarazione di Sanaa. L’accordo prevedeva nuove elezioni e la creazione di un nuovo governo di unità nazionale.

    Nel 2009 avvennero i colloqui del Cairo, in Egitto. Entrambi i movimenti promisero di rilasciare i detenuti delle rispettive parti e la fine degli attacchi mediatici.

    Nel 2010 il presidente siriano Bashar al Assad organizzò un incontro a Damasco e lo stesso anno venne organizzato un secondo vertice a Doha, in Qatar.

    L’Egitto è stato sicuramente il paese più attivo nel cercare di trovare una mediazione per fermare le tensioni tra i due movimenti politici.

    Dopo il primo incontro del 2009 al Cairo le autorità egiziane organizzarono altri tre incontri nel 2011, nel 2013 e nel 2014 per fermare le tensioni e formare un governo d’unità. Nonostante i passi avanti fatti in questi incontri, però, le due parti non sono mai riuscite a raggiungere un accordo di pacificazione permanente.

    Secondo alcuni analisti l’ennesimo tentativo di mediazione svolto da parte delle autorità egiziane è solo un tentativo del Cairo per riacquistare posizioni a Gaza, a scapito di altri Paesi, fra cui Qatar, Turchia e Iran.

    In un’intervista rilasciata all’emittente televisiva egiziana On TV il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha rivendicato il diritto dei palestinesi ad armarsi.

    “Qualsiasi palestinese ha il diritto di portare armi e resistere a Israele. Tutti i popoli sotto occupazione hanno opposto resistenza” ha dichiarato Ismail Haniyeh al giornalista egiziano Amro Adeeb come riporta Rassd.

    Il leader di Hamas ha però specificato che ci sono due tipi di armi: le armi del governo, necessarie alle forze di polizia e alle forze di sicurezza, e le armi della resistenza.

    “Finché esiste un’occupazione sionista sulla terra palestinese, il nostro popolo ha il diritto di possedere le armi e di resistere contro l’occupante attraverso ogni forma di resistenza” ha poi continuato il leader di Hamas.

    Ismail Haniyeh ha aggiunto: “Andremo al Cairo perché vogliamo che un governo controlli la Cisgiordania e la Striscia di Gaza e svolga il suo lavoro senza alcuna interferenza”.

    Secondo Rassd l’obiettivo di Hamas è quello di respingere gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, liberare i prigionieri palestinesi e raggiungere la riconciliazione con Al Fatah per essere in grado di affrontare l’occupazione israeliana.

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