Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Quattro anni e 29mila raid aerei: la guerra all’Isis è finita?

    Credit: AFP

    Lo Stato islamico ha ormai perso quasi tutti i territori che era riuscito a conquistare in Medio oriente e le Forze democratiche siriane si apprestano a riprendere il controllo dell'ultima roccaforte ancora in mano ai miliziani in Siria

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 12 Set. 2018 alle 16:34 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:25

    I membri della coalizione sostenuta dagli Stati Uniti hanno annunciato di aver dato inizio ad un’operazione militare per sottrarre allo Stato islamico gli ultimi territori ancora sotto il suo controllo.

    L’Isis infatti continua ad essere attivo a Hajin, in una zona a cavallo tra la Siria e l’Iraq.

    L’attacco alla roccaforte è l’ultimo capitolo di una guerra che prosegue da ormai 4 anni contro i miliziani dell’autoproclamato Stato islamico, guidato da al-Bagdadi, che è riuscito nel tempo a controllare vaste zone dell’Iraq e della Siria .

    Al momento, il califfato è attivo unicamente nella zona di Hajin, in Siria, avendo perso un anno fa le sue ultime postazioni nel vicino Iraq.

    Negli anni, lo Stato islamico è riuscito anche a prendere il controllo di importanti industrie nei due paesi, oltre ad aver imposto il pagamento delle tasse ai residenti per finanziare il suo sforzo bellico e i programmi di reclutamento.

    Caduta Hajin, la minaccia terrorismo resta 

    Con il venir meno del controllo sul Iraq e Siria, il gruppo ha visto diminuire il numero dei suoi miliziani, ma secondo gli analisti della sicurezza la caduta di Hajin non segnerà la fine della minaccia terroristica.

    Osservandola sulla cartina, Hajin non sembra molto grande: la città si estende lungo un’ansa del fiume Eufrate, nella parte orientale della Siria ed è abitata da circa 60mila persone.

    Le Forze democratiche siriane, le milizie curde che combattono lo Stato islamico in Siria con gli Stati Uniti e i loro alleati, si stanno comunque preparando ad affrontare una dura battaglia.

    Secondo un funzionario raggiunto dal New York Times, il combattimento potrebbe durare da due a tre mesi, un tempo sorprendentemente lungo considerate le dimensioni della città.

    La battaglia per Hajin

    Luoghi come Sinjar e Tal Afar in Iraq sono cadute in pochi giorni, ma questa ultima battaglia contro l’Isis sarà diversa dalle altre.

    I miliziani infatti non hanno più la possibilità di abbandonare lo scontro per riconsolidarsi, dato che Hajin è l’ultima roccaforte ancora sotto il loro controllo.

    “Ci aspettiamo una lunga e dura battaglia”, ha detto il colonnello Sean J. Ryan, portavoce della coalizione militare a guida americana a Baghdad.

    I combattenti dell’Isis, in un ultimo tentativo di resistere alla prossima offensiva, hanno minato i terreni introno alla città, potendo quindi far saltare in aerea le strade e le vie di collegamento con il resto della Siria.

    Inoltre, i miliziani hanno nascosto nel deserto grandi quantità di denaro, oltre ad armi e munizioni, secondo quanto riportato dagli analisti, e hanno realizzato dei tunnel da utilizzare per fuggire dalla città in caso di sconfitta.

    L’Isis sta anche cercando di far leva sulla volontà delle Forze democratiche siriane di non coinvolgere i civili presenti nella zona intrappolando le persone nella città.

    Alla campagna contro le ultime forze dello Stato islamico stanno partecipando anche le unità di artiglieria irachene.

    Cosa resta dopo il califfato

    Dopo essere riuscito a controllare un territorio grande quanto il Regno Unito, lo Stato islamico mantiene al momento il controllo su una zona di soli 321 chilometri quadrati, secondo il colonnello Ryan.

    Il gruppo ha perso quasi l’1 per cento del territorio che deteneva in Iraq e in Siria, anche se continua a crescere in Asia e in Africa.

    Ci sono voluti più di quattro anni, oltre 29mila attacchi aerei e migliaia di soldati hanno perso la vita per recuperare i territori in mano al gruppo terroristico tra Iraq e Siria.

    Nonostante ciò, l’Isis resta una minaccia da non sottovalutare. Secondo i dati raccolti dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite, il gruppo conta tra i 20mila e i 31.500 membri solo in Iraq e in Siria, e altre migliaia sono sparsi in tutto il mondo.

    Il numero degli affiliati

    Alti funzionari al Pentagono e alla Casa Bianca dicono che il numero reale è molto più basso, mentre un terzo rapporto, che verrà presto pubblicato dal Centro per gli studi strategici e internazionali, sostiene che la stima sia addirittura più alta, asserendo che lo Stato islamico ha ancora 25mila combattenti.

    La perdita di territorio, tuttavia, ha messo a dura prova il potere dell’Isis, non più in grado di fornire stipendi ai combattenti e stipendi alle loro famiglie, oltre a i servizi pubblici.

    Anche se il califfato dovesse tramontare, non vuol dire che i suoi affiliati non possano colpire in solitaria, organizzando attentati di piccole o grandi dimensioni anche in Europa.

    Molti politici stanno cercando di capitalizzare la vittoria sull’Isis per il loro tornaconto politico e lo stesso presidente americano Donald Trump ha detto che lo Stato islamico è “assolutamente cancellato”.

    Ma gli analisti, che hanno studiato il gruppo dalla sua nascita nel 2003, sottolineano che Stato islamico dopo la sua sconfitta sul terreno non sparirà, ma tornerà ad essere all’organizzazione che era prima della nascita del califfato.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version