Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    La guerra alla droga nelle Filippine si concentra sulle figure di alto profilo

    Un sindaco sospettato di avere legami col narcotraffico e 9 dei suoi uomini sono rimasti uccisi prima dell'alba in uno scontro a fuoco con la polizia

    Di TPI
    Pubblicato il 28 Ott. 2016 alle 09:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:09

    Un sindaco accusato di avere legami col traffico di droga è rimasto ucciso insieme a nove delle sue guardie durante una sparatoria avvenuta prima dell’alba di venerdì 28 ottobre 2016 nella provincia filippina di Mindanao.

    I dieci sono morti durante il trasporto in ospedale a causa delle ferite riportate durante uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. La polizia ha reso noto che gli uomini hanno sparato contro gli agenti che avevano tentato di fermare le loro due auto a un checkpoint.

    “Si è trattato di una legittima operazione di polizia”, ha dichiarato Bernard Tayong dalla centrale di polizia di Cotabato Nord, aggiungendo che nessuno degli agenti coinvolti nel conflitto a fuoco è rimasto ferito, sebbene il loro veicolo sia stato crivellato di colpi.

    “Sappiamo che il sindaco e i suoi uomini stavano trasportando una partita di droga, perciò abbiamo provato a intercettarli ma loro hanno scelto di sparare”, ha riferito ancora Tayong ai giornalisti.

    Il primo cittadino in questione è Samsudin Dimaukom, sindaco di Datu Saudi Ampatuan, una cittadina a maggioranza musulmana a una cinquantina di chilometri da Cotabato, dove è avvenuta la sparatoria.

    Parlare di una guerra in corso nelle Filippine non è esagerato se il bilancio delle vittime sale a ritmi forsennati, ma il controverso presidente filippino Rodrigo Duterte è certo che aver dichiarato guerra al crimine e in particolare al narcotraffico sia stata la cosa giusta.

    Da quando è cominciata, subito dopo l’elezione di Duterte il 30 giugno scorso, l’operazione anti-droga ha causato oltre 2.300 morti, quasi 600 al mese. Mille e seicento di questi sono rimasti uccisi durante operazioni della polizia e da più parti si è levata la critica alla metodologia delle uccisioni extragiudiziali che sembra essere stata adottata.

    La battaglia è entrata in una nuova fase e gli obiettivi principali sono ora uomini politici, funzionari pubblici, celebrità e ufficiali dell’esercito e delle forze dell’ordine di alto rango sospettati di avere legami con il traffico di droga.

    Al ritorno da una visita ufficiale in Giappone, nella tarda serata di giovedì, Duterte ha mostrato ai giornalisti uno spesso libretto che ha detto contenere i nomi di circa tremila funzionari sospettati di essere coinvolti nel narcotraffico.

    “Non voglio renderli pubblici”, ha dichiarato il presidente. “Perché lascerebbero i filippini in lacrime”.

    Dalla fine di giugno, 750mila consumatori di droghe si sono consegnati e sono stati arrestati 30mila sospettati. Tra gli obiettivi di alto profilo, 201 si sono consegnati, 66 sono stati arrestati e 14 uccisi. Circa 150mila poliziotti sono stati sottoposti a test antidroga; 164 sono risultati positivi e saranno espulsi dalle forze dell’ordine. Gli altri riceveranno presto nuovi giubbotti antiproiettile e l’ordine di agire prima che i trafficanti possano mettere le loro vite in pericolo. 

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version