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    La strage del vulcano del Fuego, in Guatemala

    Fra le vittime c'è un addetto della Protezione civile che stava aiutando ad evacuare una casa. Credit: Afp

    La più potente eruzione degli ultimi decenni ha provocato 99 morti e centinaia di feriti, ma ci sono ancora 200 dispersi: l'opposizione accusa l'agenzia di negligenze l'agenzia nazionale che gestisce le emergenze

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 7 Giu. 2018 alle 14:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:08

    È salito a 99 il bilancio delle vittime dell’eruzione esplosiva del vulcano del Fuego, nel sud-ovest del Guatemala. Ma a questo dato vanno aggiunti i circa 200 dispersi.

    Tra le vittime ci sono diversi bambini e un addetto della Protezione civile che stava aiutando ad evacuare una casa. I feriti sono centinaia, alcuni dei quali in condizioni gravissime.

    Finora solo 25 corpi sono stati riconosciuti. L’identificazione risulta complicata dal fatto che molti cadaveri hanno perso i loro tratti o le impronte digitali a causa delle gravi ustioni.

    Diversi villaggi sono sommersi dal fango, mentre di altri, rimasti isolati dal resto del paese, non si hanno notizie.

    Secondo i partiti di opposizione, ci sono state gravi negligenze da parte del Conred, l’agenzia nazionale per la gestione dei disastri.

    L’ente è accusato di non aver prestato attenzione con sufficiente anticipo agli avvertimenti sull’imminente eruzione del vulcano.

    Credit: Afp/Getty Images

    Nella zona del vulcano del Fuego vivono 1,7 milioni di persone. Oltre 3mila persone sono state evacuate.

    L’eruzione, iniziata nella notte tra domenica 3 e lunedì 4 giugno 2018, continua con nuove esplosioni e flussi piroclastici.

    Secondo gli esperti, si è trattato della maggiore eruzione del vulcano dal 1974.

    L’esplosione del vulcano ha sprigionato in cielo pietre, fumo nero e cenere. La nube è arrivata a 10mila metri di altezza.

    Il presidente Jimmy Morales ha convocato i ministri del governo e ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale.

    “Pensiamo che ci possa essere uno stato di devastazione in almeno tre aree”, ha detto Morales.

    L’Agenzia nazionale per la gestione delle calamità ha riferito che un fiume di lava ha colpito il villaggio di El Rodeo, a circa 40 chilometri dalla capitale Guatemala City, distruggendo case e bruciando le persone che si trovavano al loro interno.

    Devastati anche i villaggi di Alotenango e San Miguel los Lotes.

    Nella prima fase dell’emergenza le operazioni di salvataggio sono state sospese per diverse ore a causa di condizioni meteorologiche avverse e pericolose.

    A Guatemala City è stata disposta la chiusura dell’aeroporto di La Aurora per problemi di visibilità a causa della cenere.

    Prima della catastrofe, grazie all’allerta diramata dalla Protezione civile, il ministero dell’Istruzione aveva annunciato la chiusura delle scuole nei dipartimenti di Chimaltenango, Escuintla e Sacatepe’quez.

    I funzionari governativi hanno detto che l’eruzione vulcanica presenta ancora rischi.

    “Le temperature nel flusso piroclastico possono superare i 700 gradi e le ceneri vulcaniche possono piovere su un raggio di 15 chilometri”, ha detto Eddy Sanchez, direttore dell’istituto sismologico, vulcanico e meteorologico del Guatemala.

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