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    La Grecia potrebbe riconoscere alla Macedonia l’uso del nome

    La Grecia ha sempre contestato l'utilizzo di un nome, Macedonia, che ritiene essere patrimonio esclusivo della cultura ellenica. Ora le cose potrebbero cambiare

    Di Edoardo Corradi
    Pubblicato il 29 Gen. 2018 alle 09:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:41

    I rappresentanti del governo macedone e greco, in occasione del meeting del Forum Economico Mondiale a Davos, hanno intensificato i contatti al fine di giungere a una soluzione per la questione del nome.

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    La Grecia ha infatti sempre contestato l’utilizzo di un nome, Macedonia, che ritiene essere patrimonio esclusivo della cultura ellenica.

    La Repubblica di Macedonia, inoltre, è solo una parte della più ampia regione della Macedonia, gran parte della quale si trova in Grecia.

    Tale problematica ha causato un rallentamento per la Macedonia nell’integrazione in varie organizzazioni internazionali, in particolare la NATO e l’Unione Europea. Nel 2008, infatti, la Grecia impose il veto per l’adesione del vicino settentrionale all’Alleanza Atlantica.

    Nel 1991 la Macedonia ottenne pacificamente l’indipendenza dalla Jugoslavia, paese ormai al collasso e in aria di guerra. Fin dalla sua secessione, il paese ha incontrato delle resistenze da parte dei vicini, in particolare da Bulgaria e Grecia.

    La Bulgaria, pur riconoscendo la sovranità del paese, non considerò la lingua macedone come un idioma a sé stante, bensì come un dialetto bulgaro.

    Nonostante ciò, Sofia appoggiò le numerose richieste di Skopje di adesione alle organizzazioni internazionali e sviluppò con il paese fruttuose relazioni commerciali. Per quanto riguarda i rapporti con la Grecia, invece, la Macedonia si è trovata ad affrontare delle problematiche di più difficile soluzione.

    Il paese infatti adottò come nome ufficiale “Repubblica di Macedonia (Republika Makedonija)” e come sua bandiera il “Sole di Vergina”, simbolo ritrovato sulle armature e sugli scudi dei soldati dell’esercito del re macedone Filippo II.

    Inoltre, alcuni articoli costituzionali della prima legge fondamentale macedone lasciavano intendere delle volontà irredentiste verso la regione settentrionale della Grecia, nell’area di Salonicco, formalmente chiamata anch’essa Macedonia.

    Il governo greco sostenne che questo fu un tentativo da parte del neonato paese di rivendicare la storia e territori che appartengono, di diritto e come eredità culturale, al patrimonio greco.

    Per risolvere la questione intervennero le Nazioni Unite, che portarono i due paesi a firmare un accordo ad interim dove la Macedonia si impegnava a modificare la propria Costituzione e la bandiera, mentre il dibattito sulla liceità del nome sarebbe stato rinviato e sostituito provvisoriamente da “Former Yugoslav Republic of Macedonia”.

    La storia politica macedone ha visto un continuum di instabilità politica che ha portato al congelamento della questione del nome.

    Non solo, la presenza ininterrotta dal 2006 di un esecutivo conservatore e nazionalista, guidato dal partito VMRO-DPMNE e dal suo leader Nikola Gruevski, non ha aiutato nelle trattative tra i due paesi.

    La crisi politica del 2015, risoltasi soltanto nel 2017, ha portato alla fine del decennio della VMRO-DPMNE.

    I socialisti, guidati da Zoran Zaev, sono riusciti a ritornare al governo grazie all’appoggio dei partiti della minoranza albanese, la cui influenza politica è elevata.

    Con l’instaurazione del nuovo esecutivo si sono notati immediatamente dei cambiamenti nelle priorità e nella conduzione della politica estera.

    Il 1° agosto 2017 la Macedonia e la Bulgaria hanno firmato un accordo di buon vicinato, il primo dall’indipendenza del paese dalla Jugoslavia. L’accordo, stilato nelle due lingue dei rispettivi Stati, ha visto la Macedonia riconoscere una propria storia comune con la Bulgaria.

    Il significato politico dell’accordo è storico: la politica estera di Zaev è certamente meno propensa allo scontro politico e la Bulgaria, che detiene la presidenza al Consiglio dell’Unione Europea, può portare avanti le volontà di integrazione di Skopje.

    La questione greca rimane ancora da risolvere, anche se significativi passi in avanti sono stati compiuti.

    Al meeting di Davos, il primo ministro macedone Zaev ha concesso all’omologo greco Tsipras di cambiare il nome dell’aeroporto nazionale,  intitolato ad Alessandro Magno.

    Secondo Zaev, “questo testimonia che non abbiamo pretese irredentiste verso i nostri vicini”.

    Dall’altro lato, la Grecia è pronta a fare concessioni per rendere le relazioni politiche amichevoli. Quale nome adotterà la Macedonia è ancora da decidere, e la strada non sarà né facile né breve.

    Trovare una soluzione che possa accontentare entrambi i paesi, dove la componente nazionalista è forte sia a livello politico che ideologico, sarà difficile. Tuttavia, la volontà c’è.

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