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    La Grecia esce dal programma di aiuti dopo otto anni di austerità

    Credit: NurPhoto

    Dal 2010 Atene ha ricevuto 289 miliardi di euro, in cambio di riforme e austerità che hanno segnato profondamente il paese. I problemi della popolazione restano gravi, come la disoccupazione e riduzione drastica dei salari e delle pensioni

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 20 Ago. 2018 alle 07:51 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:39

    Dopo otto anni di austerità lunedì 20 agosto la Grecia esce dal terzo e ultimo piano di salvataggio internazionale. Dopo il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna e Cipro, era l’ultima membro dell’Eurozona a beneficiare di un programma di aiuti internazionali.

    Il programma, ha sottolineato il Commissario europeo agli Affari economici Moscovici, si è rivelato un successo. Questi otto anni “sono stati particolarmente dolorosi per il popolo greco e profondamente destabilizzanti per l’Eurozona ma senza l’assistenza finanziaria”, ha aggiunto, “l’economia greca sarebbe collassata e i costi e le conseguenze di questo collasso per gli altri paesi e l’intera Unione europea sarebbero stati ben maggiori rispetto ai prestiti effettuati”.

    “Io stesso”, ha detto ancora Moscovici, “mi sono sentito in difficoltà quando decidemmo, a porte chiuse, il destino di milioni di greci. La zona dell’euro deve continuare la sua integrazione e pensare alle prossime crisi che inevitabilmente arriveranno. Dobbiamo anticiparle anziché aspettare sul bordo dell’abisso”.

    In Grecia si sono susseguiti tre programmi di aiuti: nel 2010, 2012 e infine 2015.  I creditori internazionali della Troika (composta da Ue, Bce e Fmi)hanno prestato ad Atene un totale di 289 miliardi di euro.

    Ma le riforme economiche chiesto in cambio hanno ridotto il paese quasi in ginocchio e hanno spinto alcuni osservatori a parlare ci crisi umanitaria: in otto anni un quarto del Pil è evaporato, la disoccupazione è arrivata a superare il 27 per cento – e quella giovanile ha sfiorato il 60 per cento – nel 2013, prima di ridiscendere intorno al 20 per cento quest’anno, contro una media dell’8,3 per cento nella zona euro.

    Durante la crisi sono stati circa 300mila i greci emigrati su una popolazione totale di circa 10 milioni.

    Durante questi otto anni in cui è stato sotto la stretta vigilanza della Troika il paese ha dovuto sopportare pesanti tagli al bilancio pubblico che hanno portato, ad esempio, 700mila persone di classe media ad essere a rischio povertà.

    Per risanare il bilancio pubblico il governo greco ha avviato una serie di massicce privatizzazione: la maggioranza degli aeroporti greci sono oggi in mano a gruppi tedeschi, mentre le ferrovie statali sono state acquisite dalla Fs italiana

    Adesso, l’economia sta di nuovo crescendo e a maggio la disoccupazione, per la prima volta dal 2011, è tornata al di sotto del 20 per cento. Lo scorso mese di giugno il premier Alexis Tsipras aveva detto che ora la “Grecia dovrebbe tornare a essere un paese normale”.

    Il governo ellenico resterà peraltro sempre sotto vigilanza. I creditori del paese verificheranno infatti ogni mesi il rispetto delle riforme concordate e, in caso positivo, concederanno un premio finanziario.

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