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    È un buon momento per invadere la Gran Bretagna

    L’esercito di Sua Maestà verrà ridotto. Da 102 a 82 mila uomini entro il 2020. Brillante follia politica o lungimiranza strategico-militare?

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 22 Lug. 2012 alle 21:37 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:31

    Gran Bretagna esercito ridotto

    David Cameron ha deciso: l’esercito di Sua Maestà va ridotto. Drasticamente. Così entro il 2020 si passerà dalle attuali 102 mila unità a 82 mila uomini, ovvero la metà di quanti se ne contavano durante la Guerra Fredda (163 mila alla fine degli anni Settanta). Sono 20 mila effettivi in un periodo di otto anni spalmato su tre fasi. È spending review anche a Londra. L’approvazione di “Army 2020”, il modello di ristrutturazione delle forze armate approvato lo scorso 5 luglio dal Ministero della Difesa, impone ingenti tagli ai fondi delle caserme.

    Nella Gran Bretagna del 2012 cambiano le priorità. E con loro anche le ambizioni. Le guerre in Iraq e quella in Afghanistan hanno portato a poco o a nulla. Ma soprattutto sono costate troppo, o in ogni caso più del “dovuto”. Così, oggi, è giunto il tempo di risparmiare. Tutti devono pagare. E l’esercito è il primo a rimetterci. Brillante follia politica o lungimiranza strategico-militare, quella degli uomini di David Cameron? Tom Bennet, portavoce del ministro della Difesa Philip Hammond, non ha dubbi: “La decisione di ridurre l’esercito risale al 2011 e fa parte di una revisione strategica approvata già dal 2010, quando si decise di far quadrare i conti al MoD (il ministero della Difesa).”

    L’esercito, in sostanza, perderà 17 unità. La Royal Artillery e la Army Air Corps ne perderanno una ciascuna. I Royal Engineers e i Royal Logistic Corps tre a testa. Stesso discorso anche per la polizia militare. Quattro battaglioni di fanteria verranno sciolti, e l’Argyll and Sutherland Highlanders servirà solo a far rispettare l’ordine pubblico in Scozia. Si tratta in molti casi di vere e proprie fusioni o sostituzioni. Sono calcoli matematici, questi, che secondo Bennett non incideranno sulla sicurezza del paese. E tanto meno sul potere e il prestigio dell’esercito. Perché a fronte dei 20 mila uomini lasciati a casa saranno complessivamente 30 mila quelli che sostituiranno part-time le “perdite” dei soldati e che andranno a formare il rinnovato Territorial Army (attualmente conta 15 mila uomini).

    Li definiscono “persone normali con lavori normali.” Ma con l’hobby di essere soldati. Nel nome della Regina. Alcuni percepiscono un salario fisso (“bounty”) che varia tra i 500 e i 2 mila euro annui (ricevono anche un salario giornaliero durante i giorni d’addestramento, da 35 a 62 sterline a seconda del grado), meno di un decimo rispetto a quello di un soldato semplice arruolato (dai 20 ai 40 mila ogni anno), e che non si “abbasserebbe” a un grado inferiore. Allenamenti il fine settimana e raduno una o due volte all’anno in un campo militare. Ma solo il 10 per cento di questi verrà schierato in prima linea.

    Come sarà dunque l’esercito nel 2020? “Di qualità e resistente, ma limitato ad alcune imprescindibili operazioni militari. Non ci sarà spazio per altre guerre ‘troppo lontane’, a meno che non siano inevitabili. Con 82 mila uomini non puoi permetterti passi falsi”, assicura Michael Clarke, direttore generale del Royal United Services Institute (Rusi), il think-tank più prestigioso di Londra sugli studi della Sicurezza e della Difesa. Per questo sarà fondamentale vedere come reagirà la politica: i vertici dovranno saper gestire l’esercito strategicamente. Con cautela. Solo in questo modo le forze armate della Gran Bretagna potranno svolgere un ruolo di primo piano nonostante i tagli. “E Cameron, almeno fino alle prossime elezioni, userà questa strategia di attendismo”, conferma Clarke.

    Del resto, a dover cambiare necessariamente sono le mire espansionistiche della Gran Bretagna stessa. Se nel 2010 era impossibile tagliare le unità dell’esercito per via della guerra ai Taliban, era anche fin troppo chiaro che una volta liquidato l’intoppo afghano le forze armate terrestri sarebbero dovute diminuire. “Con 62 mila uomini tra Royal Navy e Royal Air Force, l’equilibrio con l’esercito era iniquo (40 per cento contro 60 per cento)”, sostiene Clarke. “Una riforma era necessaria in ogni caso”. In questo senso, dunque, non spaventano le dimissioni in massa di almeno sei importanti ufficiali, tra i quali Nicky Moffat, il brigadiere donna con il grado più alto. Le 4 brigate delle Rapid reaction forces e le 7 brigate delle Adaptable forces comporranno l’esercito del futuro. Che si fornirà, sì, di privati, ma solo per le attività tecniche (scuole di volo, ad esempio). Perché le compagnie militari non sono adatte per stare al fronte. “Si combatte ancora per la propria nazione, non in nome di una comitiva”, conclude Clarke.

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