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    Chi è il giornalista Gabriele Del Grande e perché è bloccato in Turchia

    Il giornalista era in Turchia per realizzare alcune interviste per il suo nuovo libro. Dal 10 aprile non può lasciare il paese per alcuni provvedimenti a suo carico

    Di TPI
    Pubblicato il 19 Apr. 2017 alle 11:49 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:28

    Dal 10 aprile 2017 Gabriele risulta in stato di fermo nella provincia sudorientale dell’Hatay, al confine con la Siria dove è stato bloccato durante un controllo da parte della polizia turca. Ora è trattenuto a Mugla dalle autorità turche.

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    Gabriele Del Grande è un giornalista, un blogger e un regista italiano di 35 anni specializzato nel seguire le problematiche legate alla migrazione. Nel 2014 ha realizzato un documentario dal titolo Io sto con la sposa che racconta la storia di cinque profughi palestinesi e siriani giunti a Lampedusa.

    L’attività prinicipale di Gabriele è quella di denunciare le condizioni di vita dei migranti e lo fa soprattutto nel suo blog, Fortress Europe. Del Grande raccoglie, analizza e cataloga tutti gli eventi riguardanti le morti e naufragi dei migranti africani nel Mediterraneo che tentano di raggiungere l’Europa.

    Un altro suo importante lavoro è il reportage con il quale nel 2013 ha documentato la guerra in Siria.

    Il viaggio in Turchia

    Del Grande è giunto il Turchia il 7 aprile per realizzare alcune interviste per il suo nuovo libro. Nei mesi scorsi, si era già recato diverse volte nel paese ma il 10 aprile è stato fermato “in una zona del Paese in cui non è consentito l’accesso”, come sottolineato nei giorni scorsi dalla Farnesina.

    Il blogger avrebbe dovuto far ritorno in Italia in due o tre giorni. L’iter per la sua espulsione si è complicato, perché si aspetta la risoluzione di alcune procedure giudiziarie a suo carico. Anche le fonti diplomatiche non sono in grado di definire quando Del Grande potrà fare ritorno a casa.

    Le ragioni del fermo

    Nel frattempo il documentarista toscano si trova in una guest house a Mugla e attende gli sviluppi della sua situazione. Il fermo era stato disposto dalle autorità turche perché Del Grande non era in possesso dei documenti necessari per fare ricerche giornalistiche al confine con la Siria. Le regole per esercitare la professione di giornalista si sono inasprite in Turchia dopo il fallito golpe del luglio 2016.

    La Farnesina e l’ambasciata d’Italia ad Ankara stanno seguendo il caso sin dal suo inizio, in costante contatto con i familiari.

    Gli aggiornamenti

    Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha disposto l’invio a Mugla del console d’Italia a Smirne per rendere visita al connazionale e l’ambasciatore d’Italia ad Ankara ha trasmesso alle autorità turche la richiesta di visita consolare, come previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963. La Farnesina chiede con insistenza, fin dal primo giorno di questa vicenda, che Gabriele Del Grande possa ricevere regolare assistenza legale e consolare.

    Anche grazie all’azione di sensibilizzazione condotta dall’Italia fin dall’inizio della vicenda, Gabriele ha potuto avere un colloquio telefonico con la famiglia. “Ma ciò ovviamente non basta, si chiede che Del Grande sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge”, scrive in una nota la Farnesina.

    Il 18 aprile Gabriele è riuscito a chiamare in Italia dal telefono del centro in cui è rinchiuso e ha assicurato di stare bene. Il contenuto della sua telefonata è stato pubblicato sulla pagina Facebook del suo documentario Io sto con la sposa e ha pubblicamente richiesto una mobilitazione a tutti i livelli affinché i suoi diritti vengano rispettati:

    “Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano. Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”. 

    La mobilitazione

    Il mondo del web si sta già attivando con diverse pagine Facebook che ne richiedono il rilascio e con l’organizzazione di diverse manifestazioni a sostegno del giornalista.

    “Chiediamo alle autorità italiane di far pressione presso le autorità turche perché rilascino Gabriele Del Grande quanto prima, e che immediatamente gli vengano garantiti i diritti minimi quali: colloquio con un avvocato; incontro con autorità consolare; possibilità di telefonare; ragione del fermo; tempo del trattenimento/data prevista per l’espulsione.

    Per tutte le comunicazioni è stato creato l’hashtag #iostocongabriele”.

    — LEGGI ANCHE: Il documentarista Gabriele Del Grande è ancora bloccato in Turchia dopo il fermo

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