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    La Germania fatica a sostituire il gas russo, stangata in arrivo per i consumatori

    Di Piera Rocco
    Pubblicato il 18 Ago. 2022 alle 11:00 Aggiornato il 19 Ago. 2022 alle 13:03

    Il governo e i cittadini tedeschi pagano le conseguenze della politica che li ha resi dipendenti dalla Russia, che prima della guerra forniva il 60% del gas usato dalla Germania. Da quando gli importi di gas russo sono scesi al 40% a giugno, è stato attivato il programma di emergenza del Ministero dell’Economia e dell’Energia. Il programma costringe gli stati federati e le aziende private a cooperare con lo Stato centrale per salvaguardare le risorse energetiche vitali. Ma il Governo fatica a distaccarsi da quel liberismo sfrenato che è alla base stessa del mercato delle energie fossili.

    L’agenzia federale dell’energia e delle telecomunicazioni disegna diversi scenari per i prossimi mesi. Il più roseo prevede che le forniture di gas russo restino ai livelli attuali del 40%, ma anche in questo caso le riserve di Nordstream 1 si svuoterebbero intorno ai primi mesi dell’anno prossimo. L’unico modo per mantenere i serbatoi pieni sarebbe ridurre l’export di gas del 35% (dato che anche la Germania esporta gas all’estero), o di ridurre sia l’export che il consumo del 20%.

    Il governo si muove in tutte le direzioni per evitare di trovarsi di fronte a questo dilemma. I monumenti al buio e l’acqua fredda negli uffici non compenseranno venti anni di matrimonio tra Gazprom e Berlino. Il 16 agosto Scholz è tornato a mani vuote dal suo viaggio in Norvegia, secondo rifornitore in gas del paese. Il Primo Ministro Jonas Gahr Støre ha dichiarato che nonostante la Norvegia abbia aumentato del 10% l’estrazione di gas, non ha le capacità di aumentare le spedizioni verso la Germania. Trattative con il Qatar sono in corso, e già da giugno sono state riaperte centrali a carbone. Il percorso per fare approvare leggi sulla costruzione di grosse superfici di impianti di energie rinnovabili non è ancora stato intrapreso data la già nota opposizione di diversi stati federati come la Baviera.

    Ma anche sul fronte dei prezzi il governo “semaforo” suda freddo. Scholz era contro un tetto al prezzo del gas al Consiglio europeo del 24 giugno, ma oggi i prezzi oscillanti e imprevedibili mettono le aziende importatrici di gas a forte rischio default. Il governo ha dato il via libera ad un prelievo sul gas (Gasumlage) per distribuire i costi di queste aziende sul “più grande numero di spalle possibili”, quelle dei consumatori. Nel concreto a partire da ottobre i consumatori di gas dovranno pagare 2,4 centesimi in più a Kilowattora, il che equivale a un aumento di all’incirca 100 euro a persona all’anno per le famiglie. Inoltre Bruxelles ha negato la possibilità di levare l’imposta sul valore aggiunto dal prezzo del gas, verrà solo ridotta dal 19% al 7% fino a marzo 2024. Il governo promette di varare pacchetti di rimborso ai consumatori impoveriti dal prelievo.

    Cosi come Scholz, anche diversi economisti si trovano in un vicolo cieco. Nonostante avvertano sul pericolo di una recessione se il potere di acquisto dei cittadini verrà ancora ridotto, strada verso la quale la Germania si sta già avviando, considerano il prelievo sul gas il “male minore”. Se le aziende attualmente in perdita come Uniper fallissero, dicono, il mercato tedesco dell’energia imploderebbe.

    Ma i cittadini esigono un’alternativa, almeno a quanto dice Martin Schirdewan del partito Die Linke. Prevede un “autunno caldo” di proteste e assicura che il partito darà il suo sostegno al movimento. “Questo è il compito e un’opportunità per il nostro partito:” così un parlamentare di Die Linke “lottare per chi non riesce più ad arrivare a fine mese”.

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