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    Ambiente, lavoro, giovani e cannabis legale: la Germania prepara la rivoluzione culturale che investirà l’Europa

    Credit: Reuters

    Due protagoniste della svolta progressista tedesca spiegano all’inviato di TPI a Berlino cosa dobbiamo aspettarci dalla coalizione “semaforo”

    Di Pietro Guastamacchia
    Pubblicato il 1 Dic. 2021 alle 14:42 Aggiornato il 10 Dic. 2021 alle 15:38

    l programma di governo è pronto e la Germania può voltare pagina. Olaf Scholz, il leader socialdemocratico che ha vinto le elezioni cercando di assomigliare il più possibile ad Angela Merkel ora dovrà sbarazzarsi in fretta dellombra delleterna cancelliera se vuole rimanere in sella alla guida di una coalizione che punta tutto sullinnovazione. 

    Ma le conseguenze di quanto sta accadendo a Berlino non si fermeranno ai confini tedeschi e le 177 pagine di programma presentate agli elettori non delineano solo la bozza della Germania che sarà, ma tratteggiano le linee guida di un cambiamento politico che coinvolgerà tutto il continente.

    «Porteremo al governo una nuova visione che coraggiosamente crei le condizioni per dimostrare che una nazione altamente industrializzata può diventare pioniera nel combattere il cambiamento climatico», spiega a TPI leurodeputata tedesca dei verdi, Alexandra Geese. È proprio la sostenibilità la bandiera dei Verdi, non a caso sin dalla campagna elettorale hanno annunciato che il loro sarebbe stato il «governo del clima».

    A garantire un filo di continuità con le politiche economiche tradizionalmente più care a Berlino ci hanno pensato invece i liberaldemocratici, che in fase di contrattazione sul programma hanno scavato una trincea contro linnalzamento delle tasse e laumento del debito pubblico. Il partito guidato da Christian Lindner, che guiderà il ministero delle Finanze, rimane fedele a una lettura rigorosa del patto europeo di stabilità.

    «Next generation Eu è uno strumento eccezionale per una situazione eccezionale: limitato nel tempo e nella quantità di denaro da spendere e finanziato eccezionalmente da debiti comuni. Dobbiamo però tornare alla normalità il più rapidamente possibile, lo dobbiamo alle prossime generazioni», commenta a TPI leurodeputata del Fdp e vicepresidente del Parlamento europeo, Nicola Beer. Non sembra una buona notizia per i Paesi molto indebitati come lItalia.
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