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    La geopolitica spiegata con il film Arrival

    Il film di fantascienza diretto dal regista canadese Denis Villeneuve può essere letto con gli strumenti teorici delle relazioni internazionali

    Di Antonio Calcara
    Pubblicato il 29 Mar. 2017 alle 17:55 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:32

    Arrival è un film di fantascienza diretto dal regista canadese Denis Villeneuve, vincitore del premio come miglior montaggio sonoro agli Oscar 2017, dopo essere stato candidato a otto nomination, tra cui quella di miglior film.

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    Arrival racconta la storia di Louise Banks, una linguista di fama mondiale, chiamata dal governo statunitense per aiutarlo a comunicare con una misteriosa astronave aliena atterrata negli Stati Uniti. Nel frattempo, altre undici astronavi si trovano in altri punti del globo terrestre.

    Con l’aiuto dell’astrofisico Ian Donnelly, Louise tenta di capire quali sono le intenzioni delle creature aliene e se queste costituiscono una minaccia per l’umanità.

    Il film ha generato un ampio dibattito, sia tra critici cinematografici sia tra semplici spettatori. Arrival è stato analizzato, prevalentemente da due angolazioni diverse. Da un lato vi è l’aspetto scientifico: il film è pieno di riferimenti alla cosiddetta ipotesi Sapir–Whorf, per la quale il modo di esprimersi e comunicare condiziona fortemente il nostro modo di pensare. 

    Dall’altro lato, la seconda chiave di lettura è strettamente politica. Alcuni articoli tracciano un parallelismo tra la figura dell’alieno e quella del migrante, incapace di parlare il nostro stesso linguaggio.

    Il film mette in evidenza aspetti interessanti della realtà geopolitica in cui viviamo. Arrival si presta a essere analizzato attraverso gli strumenti teorici delle relazioni internazionali, disciplina accademica che si occupa dello studio della politica internazionale, sia nella sua dimensione teorica sia nei rapporti tra i principali attori del sistema internazionale. Sono tre elementi principali da considerare. (L’articolo contiene alcuni spoiler).

    La cooperazione tra le grandi potenze mondiali

    La cooperazione le grandi potenze mondiali diventa fondamentale per arginare una possibile minaccia aliena.

    La teoria dei giochi suggerisce due interpretazioni differenti del problema. Da un lato vi sono le teorie realiste, che considerano i giochi di cooperazione come giochi a somma zero, una situazione in cui il guadagno o la perdita di un partecipante è perfettamente bilanciato da una perdita o un guadagno di un altro partecipante. 

    Dall’altro lato, la protagonista di Arrival, si accorge che per comunicare con gli alieni è necessario cooperare con le altre nazioni in modo da ottenere un mutuo beneficio. Louise può essere definita una liberale e il suo modo di vedere la diplomazia può essere descritto come un gioco a somma non-zero. Un gioco cooperativo si presenta quando gli interessi dei giocatori non sono in opposizione diretta tra loro, ma esiste una comunanza di interessi. 

    Nel film Cina e Russia, dopo i primi contatti con gli alieni e spaventati da una possibile minaccia, si preparano a lanciare un’operazione militare. Gli Stati Uniti, invece, cercano inizialmente di cooperare con le altre nazioni, ma poi si trovano costretti a interrompere le comunicazioni per seguire la strategia militare delle potenze rivali.

    Cina e Russia hanno una visione della diplomazia di tipo realista, mentre gli Stati Uniti sono più influenzati dalla teoria liberale. 

    John Mearsheimer, uno dei più grandi studiosi di teoria delle relazioni internazionali, spiega come la Russia e gli Stati Uniti abbiano due visioni delle relazioni internazionali completamente diverse. La crisi Ucraina è stata provocata dalla politica liberale europea e statunitense che mirava a integrare l’Ucraina nel sistema economico e militare “occidentale”, senza considerare la minaccia geopolitica che questa integrazione poneva per gli interessi russi.

    La strategia diplomatica di Putin è quindi di tipo realista, per cui ogni intromissione dell’Occidente nella zona d’influenza russa è vista come una minaccia da contenere.

    Sistema unipolare e multipolare

    Arrival pone come assunto la perdita dell’egemonia statunitense. Il momento unipolare è definitivamente concluso e gli Stati Uniti non possono più affrontare le crisi internazionali senza l’appoggio delle altri grandi potenze.

    La situazione di oggi in Siria e l’instabilità del Medio Oriente sono una prova più che tangibile che questa situazione è reale.

    Secondo la teoria dell’azione collettiva, la mancanza di leadership internazionale rappresenta una minaccia per l’ordine globale. Come esemplificato nella mancanza di comunicazione tra le grandi potenze in Arrival, l’assenza di un leader capace di provvedere al bene pubblico può portare a risultati non ottimali o nel caso della politica internazionale a un periodo di violenza, guerra e instabilità.

    Come affermano Sandler e Peinhardt, autori del libro Transnational Cooperation: An Issue-Based Approach, la più grande minaccia all’ordine internazionale odierno è causata dall’eterogeneità culturale delle grandi potenze.

    I periodi di relativo ordine globale sono coincisi con accordi tra stati che credevano nelle stesse regole del gioco. Westphalia, il Congresso di Vienna e il periodo della Guerra Fredda sono stati periodi storici in cui le grandi potenze riuscivano a trovare un accordo per risolvere gravi crisi internazionali.

    L’eterogeneità di visioni politiche, strategiche e culturali tra le grandi potenze attuali è responsabile dell’attuale disordine geopolitico internazionale.

    L’importanza della figura del singolo leader

    Nonostante l’incapacità delle grandi potenze di coordinarsi, Louise riesce a salvare il mondo dalla guerra attraverso una chiamata al cellulare privato del generale cinese Schang, l’esponente dell’ala più belligerante della Repubblica popolare cinese.

    Al di là della sua palese inverosimiglianza, questo contatto diretto tra due forti personalità esemplifica un cambiamento di tendenza radicale nelle dinamiche internazionali odierne. Secondo uno dei più grandi studiosi delle relazioni internazionali, Kenneth Waltz, ci sono tre livelli per analizzare la politica internazionale.

    Il primo è il livello micro e riguarda lo studio del singolo leader, il suo carattere e le sue forze o debolezze. Il secondo livello si concentra sull’organizzazione interna degli stati. Il terzo livello analizza il sistema internazionale e si concentra sul numero delle grandi potenze. Il sistema internazionale è definito “anarchico”, perché non vi è un potere superiore e ogni stato deve provvedere alla propria sicurezza.

    Durante la guerra fredda, le analisi sistemiche erano dominanti e servivano per analizzare la competizione geopolitica tra Urss e Usa all’interno di un sistema internazionale di tipo bipolare. Dopo il 1991, vi fu una rinascita delle teorie liberali che analizzavano gli aspetti interni dell’organizzazione statale, in particolar modo la presenza o l’assenza di un sistema democratico, inteso come democrazia liberale. 

    Arrival esemplifica una tendenza diversa. Per analizzare la politica internazionale odierna non si può prescindere dalle analisi di primo livello: bisogna concentrarci sempre di più sulle capacità decisionali di un singolo leader (o di un gruppo dirigente) come variabili fondamentali per analizzare i possibili sviluppi internazionali.

    L’elezione di Donald Trump è un’opportunità per testare questa ipotesi. Molti esperti di politica estera americana affermano che la personalità “esuberante” e il dichiarato cambio di paradigma politico e culturale dell’amministrazione Trump non riusciranno a scalfire gli interessi economici e militari della potenza statunitense. Altri credono che lo slogan “America First” possa imprimere una svolta radicale – in senso isolazionistico – della politica estera americana.

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