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    Tornare a casa dopo 12 anni in Pakistan

    Geeta è una giovane indiana sordomuta, rimasta bloccata in Pakistan per 12 anni prima di riuscire a tornare a casa grazie a Bollywood

    Di Sabika Shah Povia
    Pubblicato il 1 Nov. 2015 alle 17:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:22

    Aveva circa 11 anni. Era il 2003. Geeta, sordomuta dalla nascita, non poteva raccontare la sua storia. Nessuno riusciva a capire da dove venisse o dove fosse diretta.

    “Forse è indiana”, pensava il fondatore della Edhi Foundation, un’organizzazione che fornisce assistenza sociale a chi ne ha bisogno, e a cui le forze dell’ordine pakistane avevano affidato la bambina.

    Geeta utilizzava il linguaggio dei segni per comunicare quel poco che riusciva. Univa le mani per salutare con il namaste e toccava i piedi degli adulti per avere benedizioni, come si fa in India, e aveva inoltre chiesto un campanellino per poter pregare secondo il rito indù.

    Ma se era davvero indiana, come era finita in territorio pakistano? Come aveva fatto ad attraversare uno dei confini più pericolosi del mondo? Perché era sola?

    Non è chiaro come Geeta si ritrovò in quella stazione del treno di Lahore 12 anni fa, ma i volontari della Edhi Foundation non hanno mai smesso di cercare la sua famiglia.

    Dopo oltre un decennio passato con la sua nuova famiglia, sembrava fosse impossibile per Geeta tornare a casa. Poi è cambiato qualcosa.

    Nell’estate del 2015 è uscito un film di Bollywood intitolato Bajrangi Bhaijan, diventato velocemente campione d’incassi. La storia che racconta è molto simile a quella di Geeta, anche se nel film è una bambina pakistana sordomuta a rimanere bloccata in India. Un giovane ragazzo indiano la trova e la aiuta ad attraversare il confine per ricongiungerla con la sua famiglia.

    L’associazione Edhi ha prontamente approfittato del successo del film per portare la storia di Geeta all’attenzione mediatica.

    India e Pakistan hanno così deciso di collaborare per aiutare Geeta a tornare a casa.

    Ad agosto l’ambasciatrice indiana in Pakistan ha incontrato Geeta e confermato la sua nazionalità. In seguito, diverse persone che sostenevano di essere i genitori della ragazza hanno cominciato a mandare le proprie foto al governo.

    Geeta ha riconosciuto una coppia e chiesto che mandassero anche le foto dei loro figli, per vedere se erano veramente i suoi fratelli o meno. Questo mese ha ottenuto le foto dei suoi presunti fratelli e li ha riconosciuti.

    Lunedì 26 ottobre, Geeta, ormai di 23 anni, è finalmente tornata a casa. Ad aspettarla all’aeroporto di Nuova Delhi vi era una folla di persone tra cui anche il ministro degli Esteri Sushma Swaraj.

    “Vorrei dare il benvenuto su suolo indiano a una figlia dell’India”, ha detto il ministro.

    Tuttavia, la storia di Geeta, a differenza di quella del film, non si conclude qui. Quando ha rivisto la sua presunta famiglia, Geeta non l’ha riconosciuta. Sono passati tanti anni e non deve essere facile.

    Sarà un test del DNA a stabilire se quelle persone hanno dei legami di sangue con lei o meno e, nel caso non dovessero averli, Geeta andrà a vivere in una casa per persone sordomute gestita da una Ong nella città di Indore, nell’India centrale.

    “Che riesca o meno a trovare i suoi genitori, Geeta è nostra figlia e tornare in India era un suo diritto”, ha aggiunto il minitro degli Esteri Swaraj, che ha colto l’occasione per ringraziare pubblicamente il Pakistan per la cooperazione.

    Anche il primo ministro indiano Narendra Modi ha voluto mostrare la sua gratitudine, annunciando una donazione di circa 150mila dollari alla fondazione Edhi.

    “Gli Edhi hanno dimostrato di essere davvero degli apostoli di gentilezza e compassione”, ha twittato il premier dal suo account ufficiale.

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