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    Cosa fare a Gaza dopo la guerra? La proposta del ministro Gallant

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 6 Gen. 2024 alle 16:52

    Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che la guerra a Gaza continuerà fino alla fine delle capacità militari e organizzative di Hamas, e ha per la prima volta abbozzato un piano su cosa succederà nella Striscia quando la guerra sarà finita. Gallant ha predisposto un piano di quattro punti: si tratta di un progetto al momento molto generico e che lo stesso ministro ha definito una proposta e non una politica del governo. Ma si tratta anche della prima volta che un’autorità israeliana parla del futuro di Gaza ,

    I quattro punti prevedono che Israele non realizzi nessun insediamento a Gaza, che si formi una coalizione tra Stati Uniti, Unione europea, Israele e Paesi arabi moderati per gestire la ricostruzione post-bellica. L’amministrazione di Gaza sarebbe affidata a un’entità civile palestinese, mentre Israele e l’Egitto (i due Paesi che controllano i confini del territorio palestinese) dovrebbero essere i garanti della sicurezza nella Striscia.

    Intorno a questa bozza di piano, tuttavia, vi sono numerose incognite, a partire da quale sia l’autorità civile palestinese che dovrebbe gestire la Striscia. Al momento, infatti, l’Autorità Nazionale Palestinese che governa la Cisgiordania, non gode di particolare popolarità tra i suoi cittadini.

    È un’incognita anche la volontà degli Stati Uniti e dell’Europa da un lato e dei Paesi arabi moderati dall’altro nel prendere parte a una coalizione per la gestione della ricostruzione di Gaza. I primi non è detto vogliono nuovamente impegnarsi nel sempre più caldo teatro mediorientale, mentre gli ultimi potrebbero non voler passare come partner di Israele agli occhi della popolazione di Gaza.

    C’è poi l’opposizione delle frange più estremiste del governo Netanyahu, già palesata dal ministro delle Finanze e leader del partito Unione Sionista religiosa Bezalel Smotrich. che ha detto che il piano sarebbe un ritorno alla situazione precedente al 7 ottobre e che per il futuro bisognerebbe pensare fuori dagli schemi finora adottati. I partiti estremisti religiosi che sostengono il governo Netanyahu sono stati al centro di numerose critiche, comprese quelle del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha manifestato il suo disegio verso la coalizione a suo avviso tropp estremista che sostiene il premier israeliano.

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