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    San Marino, spara e uccide il gatto del ministro del Turismo: condannato, rischia la cittadinanza

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 28 Feb. 2023 alle 15:06 Aggiornato il 28 Feb. 2023 alle 15:06

    Un campione di ciclismo residente a San Marino ha ucciso a colpi di carabina ad aria compressa il gatto del ministro del Turismo, e adesso rischia la cittadinanza: Antonio Tiberi, 21enne nato in Italia ma residente nell’enclave, ha ammesso il fatto di fronte ai giudici.

    “Il mio intento — ha dichiarato — era semplicemente misurare la capacità di tiro dell’arma, tanto che ho preso di mira un cartello di divieto…ammetto anche di avere (altrettanto stupidamente e incoscientemente) provato a colpire un gatto… e con mia sorpresa l’ho effettivamente colpito… non avevo nessuna intenzione di uccidere l’animale, anzi ero convinto che l’arma non fosse letale”.

    Dopo gli spari è giunta una richiesta di intervento da parte di Federico Pedini Amati, 46enne ex capo di Stato ora ministro. Gli inquirenti hanno ascoltato i residenti e ricostruito la linea di tiro, risalendo a Tiberi. L’uccisione del felino risale allo scorso 21 giugno, per quel gesto il giovane è stato condannato a pagare una multa di 4mila euro.

    Il codice penale di San Marino prevede “l’arresto di secondo grado o la multa chiunque sottopone gli animali a strazio o sevizie […] ovvero senza necessità li uccide”. Tiberi, che non ha precedenti, pagherà la sanzione. E’ stato sospeso dal suo team, la Trek-Segafredo, e rischia il licenziamento. Se fosse stato in Italia avrebbe affrontato il 544 bis, con il concreto rischio di finire in carcere: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.

    “Il gatto non dava fastidio a nessuno — dice il ministro Pedini Amati — era con noi da tanto tempo. Mia figlia Lucia, tre anni, lo adorava. Non si può ammazzare un animale domestico e cavarsela con 4.000 euro di multa. Ho apprezzato che il ragazzo abbia ammesso il fatto, detto questo non abbiamo bisogno di dare la residenza a queste persone”.

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