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    L’Isis in Siria attaccato su più fronti

    L'offensiva guidata dagli Stati Uniti su Manbij mentre Assad e russi muovono su Tabqa, entrambi per avvicinarsi a Raqqa. Intanto proseguono i bombardamenti su Aleppo

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Giu. 2016 alle 14:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:08

    Sia le forze ribelli sostenute dalla coalizione aerea guidata dagli Stati Uniti che le forze governative sostenute dall’aeronautica russa stanno incrementando la pressione sull’Isis in due diverse aree della Siria.

    Le Forze democratiche siriane sono arrivate a circa 6 chilometri da Manbij, cittadina nel nord del paese non lontana dal confine turco in mano ai miliziani del sedicente Stato islamico.

    Le forze ribelli hanno circondato la città su tre lati e l’offensiva è finora costata la vita a circa 150 jihadisti, mentre altri stanno abbandonando Manbij insieme alle loro famiglie.

    Nel frattempo, l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha) avverte che gli sfollati sono già circa 20mila e potrebbero diventare 216mila.

    L’Ocha ha riferito che è possibile che le persone restino intrappolate nelle zone controllate dall’Isis e hanno bisogno urgente di riparo, acqua potabile, cibo e cure mediche.

    I civili in fuga si stanno spostando in tutte le direzioni, molti verso nord diretti al punto di frontiera di Jarablus, altri verso ovest dove si trovano aree sotto il controllo di altri gruppi ribelli, altri ancora verso i villaggi lungo il corso dell’Eufrate.

    Le forze di Damasco invece hanno lanciato un’offensiva contro Tabqa, nella provincia di Raqqa, la capitale de facto dell’Isis in Siria.

    Secondo una fonte militare siriana, l’esercito ha ottenuto il controllo di un crocevia dal quale potrebbe raggiungere Raqqa, Deir ez-Zor oppure la zona est Aleppo.

    Anche l’offensiva su Taqba, che si trova sull’Eufrate a sud del lago Assad, potrebbe portare molte persone ad abbandonare le proprie case.

    Sia l’offensiva guidata dagli americani che quella siriana sostenuta dai russi hanno l’obiettivo di arrivare a Raqqa e sono entrambe cominciate la settimana scorsa dopo che l’esercito iracheno ha lanciato la propria offensiva contro Falluja, altra roccaforte dell’Isis.

    Ma le forze dell’Isis hanno attaccato le postazioni dell’esercito siriano nella provincia di Hama, lunedì 6 giugno 2016. A riferirlo sia l’emittente televisiva, legata a Hezbollah e pro-regime di Damasco, al-Manar che l’Osservatorio siriano per i diritti umani.

    Secondo l’Osservatorio, le forze dell’Isis hanno interrotto le strade che collegano le cittadine di Salamiya e Ithriya, a est di Hama, ma al-Manar riferisce le forze governative avrebbero respinto l’attacco.

    Non migliora invece la situazione ad Aleppo dove almeno 50 raid aerei hanno colpito le aree in mano ai ribelli nel corso di domenica 5 giugno.

    Secondo l’Osservatorio, un aereo da guerra non identificato si sarebbe schiantato nella campagna a sud della città, in un’area dove miliziani islamisti stanno fronteggiando l’esercito siriano e le forze iraniane schierate al suo fianco.

    Un operatore dei White Helmets ha riferito che almeno 32 persone sono state uccise durante i bombardamenti, di cui 18 estratte dalle macerie nel quartiere di Qatrij.

    Decine di bombe a grappolo sarebbero state sganciate da un elicottero su aree densamente popolate. I ribelli hanno risposto con colpi di mortaio verso i distretti occidentali controllati dalle forze di Damasco.

    Secondo l’emittente di stato le vittime nei quartieri di Hamadaniya e Midan sarebbero state almeno 20, nella giornata di domenica, e 44 nell’arco di tutto il weekend.

    Sabato 4 giugno 13 persone inclusi sei bambini erano rimasti uccisi a causa dei colpi di mortaio lanciati da dei gruppi islamisti nel quartiere di Sheikh Maqsud, controllato dai curdi.

    Aleppo, la seconda città del paese, è divisa in aree controllate da diverse forze e gruppi ribelli, Damasco punta a circondare Aleppo e prenderne il controllo sarebbe un grande successo che potrebbe consentire al presidente siriano di dettare le condizioni dei negoziati con l’opposizione, per ora sospesi.

    Anche nella provincia nordoccidentale di Idlib continuano i bombardamenti.

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