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    Si spacca il fronte ribelle in Yemen

    Attentato suicida dell'Isis ad Aden, in Yemen. Credit: Afp
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Dic. 2017 alle 09:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:35

    Nelle ultime ore di lunedì 4 novembre è stata diffusa la notizia che l’ex presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, sarebbe stato ucciso durante gli scontri tra le milizie a lui fedeli e i suoi ex alleati sciiti filo-iraniani houthi. A dare la notizia della sua morte è stata l’emittente televisiva legata ai ribelli sciiti filo-iraniani houthi, al-Masirah.

    Poche ore prima era emersa la notizia che lo stesso Ali Abdullah Saleh aveva rotto l’alleanza con i ribelli sciiti Houthi e si dichiarava pronto a collaborare con i sauditi se questi avessero smesso di bombardare il paese e se si fossero impegnati a non contrastare la presidenza di Mansour Hadi, appoggiata da Riad.

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    Negli ultimi giorni gli scontri si sono concentrati nella capitale yemenita Sanaa e nei dintorni. I morti nel fine settimana sarebbero almeno 200, compresi alcuni civili, vittime dei raid dell’Arabia Saudita, che adesso appoggiano Saleh e sperano che possa cacciare gli Houthi dalla capitale.

    Le tensioni sono andate fuori controllo dopo che gli Houthi hanno cercato di arrestare un ufficiale di Saleh accusato di aver attaccato una loro pattuglia.

    Mercoledì 29 novembre il partito di Saleh aveva accusato gli stessi Houthi di aver fatto irruzione nel complesso di una moschea sparando contro i fedeli razzi anticarro e granate. Da quel giorno sono stati uccisi 16 militanti.

    Dal 2015 la guerra civile in Yemen ha provocato la morte di più di 10 mila persone, lo sfollamento di più di due milioni, lo scoppio di un’epidemia di colera che ha colpito un milione di yemeniti e l’origine di una grave carestia per circa 7 milioni di abitanti.

    Sono domenica 3 dicembre, è stato consentito l’arrivo a Sana’a di soccorsi umanitari e sanitari, nonostante il blocco aereo e navale saudita intorno al paese in corso da tre settimane. 

    Sempre domenica, Ali Abdullah Saleh aveva lanciato un appello all’Arabia Saudita per aprire le trattative e arrivare alla fine del blocco, che sta causando migliaia di morti per denutrizione e malattie. Il suo gesto è stato considerato un “tradimento” dal leader degli sciiti Ali al-Houthi.

    I miliziani hanno dato l’assalto alle residenze di Saleh in città e nei dintorni, compreso il villaggio natale vicino a Sanaa. 

    Il segretario generale dell’Onu ha chiesto di “sospendere tutti gli attacchi, aerei e terrestri” nello Yemen.

    Guterres ha rivolto il suo appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto civile in corso nel paese d

    Gli attacchi, ha ammonito il segretario Onu, “provocano morti e feriti anche tra la popolazione civile”.

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