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    La Francia rinuncia alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo

    La sospensione sarà in vigore nei prossimi tre mesi e riguarderà diversi diritti fondamentali come quello a un equo processo e alla libertà d'espressione

    Di Davide Maria Vavassori
    Pubblicato il 1 Dic. 2015 alle 12:00 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:28

    Sebbene la notizia fosse nell’aria da tempo, la modalità d’azione francese è stata spiazzante. Attraverso un banale comunicato indirizzato a Thorbjorn Jagland, segretario generale della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, la Francia ha annunciato che per i prossimi tre mesi non rispetterà la Cedu, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

    Parigi ha reso noto che, nell’ambito delle misure d’urgenza, potrebbe non rispettare il diritto a un equo processo e quello alla tutela della libertà d’espressione, della libertà di associazione e del rispetto della vita privata.

    L’atto francese formalizza sulla carta tutte le infrazioni già commesse sul campo, come per esempio la violazione della libertà di riunione e di associazione.

    Il termine della sospensione sarà a totale discrezione del governo e rimarrà in vigore fino a quando l’esecutivo intenderà mantenere lo stato d’emergenza nazionale.

    Le regole per la sospensione dei diritti fondamentali hanno in ogni caso un limite ben preciso, stabilito dall’articolo 15 della stessa Cedu. Il diritto alla vita e i divieti ai lavori forzati, di irretroattività della legge penale e di tortura (quest’ultimo particolarmente importante nei momenti di grande impatto emotivo successivi ad azioni terroristiche) restano comunque validi qualunque sarà l’iniziativa del governo francese.

    COS’È LA CEDU E QUANDO SI PUÒ SOSPENDERE

    La Convenzione è stata firmata a Roma nel 1950 ed è stata resa vincolante per tutti i Paesi europei nel 2009 grazie all’articolo 6 del Trattato di Lisbona.

    La Cedu prevede che ogni cittadino possa rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per denunciare le violazioni commesse dai singoli stati.

    Il rispetto della convenzione è legato alla ratifica, nello stato, del suo trattato di applicazione. Tuttavia, la Convenzione può essere soggetta a due tipi di limitazioni: le restrizioni e le deroghe.

    Le restrizioni sono connesse a specifiche fattispecie di reato e hanno carattere continuativo. Un esempio tutto italiano è l’articolo sul “carcere duro” riservato ai reati di mafia, il 41 bis, che limita fortemente alcune garanzie procedurali e i diritti dei detenuti.

    Le deroghe, come quella richiesta dalla Francia dopo gli attentati del 13 novembre, sono connesse invece a emergenze nazionali temporanee e rispondono al delicato equilibrio tra la limitazione dei diritti del singolo e le esigenze della collettività. La Cedu prevede che si possa procedere a formulare deroghe alle sue norme solo in due eventualità: in caso di guerra o per pericolo pubblico che “minaccia la vita della nazione”.

    La scelta francese non può lasciare indifferenti. I diritti dell’uomo sono stati scritti per proteggere i singoli individui dagli abusi dei governi proprio in casi di emergenza, in situazioni, cioè, simili a quella che oggi è chiamata ad affrontare Parigi. In particolare deve essere rispettato, soprattutto in periodi di paura e irrazionalità, il diritto a un equo processo.

    Quando l’irruenza di chi vuole tutelare le libertà occidentali infrange paradossalmente le libertà dei cittadini, la difesa della democrazia rischia di degenerare in qualcos’altro.

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