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    Fragole greche insanguinate

    Assolti due uomini coinvolti nella sparatoria ai raccoglitori di fragole del Bangladesh nel Peloponneso

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 5 Ago. 2014 alle 09:37 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:51

    A Nea Manolada, nel Peloponneso, circa 200 raccoglitori di fragole provenienti dal Bangladesh stavano protestando quando due sorveglianti agricoli aprirono il fuoco contro di loro.

    Chiedevano di essere pagati dopo sei mesi di lavoro non retribuito. Era il 17 aprile 2013 e a terra rimasero 28 feriti, di cui 8 gravemente.

    Il 30 luglio scorso il tribunale di Patrasso ha scagionato il proprietario dell’azienda agricola di Nea Manolada e il caposquadra da ogni accusa, tra cui quella di traffico di esseri umani. I sorveglianti sono stati invece condannati per aggressione aggravata e uso illegale di armi da fuoco, ma sono stati rimessi in libertà in attesa del giudizio d’appello.

    Il verdetto ha provocato varie proteste davanti al tribunale di Patrasso ed è stato descritto come “un oltraggio e una vergogna” dai sindacati e dai gruppi di attivisti per i diritti umani. La corte suprema ha annunciato di voler rivedere le carte del processo per valutare la correttezza delle sentenze.

    I lavoratori migranti di Nea Manolada sono pagati 22 euro al giorno e vivono in capannoni coperti da teli di plastica e in situazioni igieniche non adeguate. L’episodio ha portato a una campagna di boicottaggio contro le “fragole insanguinate” a livello internazionale.

    Quello di Nea Manolada è uno degli ultimi episodi di violenza contro gli immigrati in Grecia, dove cresce il consenso nei confronti dei gruppi estremisti. Il partito neonazista e xenofobo di Alba Dorata resta il terzo più popolare della Grecia nonostante l’arresto del suo leader.

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