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    La foto falsa usata all’Onu per difendere l’esercito siriano

    Durante una riunione d'emergenza alle Nazioni Unite l'ambasciatore siriano Bashar Jaafari ha mostrato un'immagine che si riferiva alle milizie irachene

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Dic. 2016 alle 18:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:57

    Il rappresentante della Siria alle Nazioni Unite Bashar Jaafari ha condannato senza mezzi termini la diffusione di notizie false sulla battaglia in corso ad Aleppo.

    “Le azioni che abbiamo intrapreso nelle aree della città controllate dai gruppi ribelli hanno avuto come primo obiettivo quello di proteggere i civili”, ha detto con orgoglio Jaafari durante la riunione di emergenza di martedì 13 dicembre dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Permettetemi a questo punto di mostrare alcune foto che possiedo: questo è ciò che l’esercito siriano sta facendo ad Aleppo”.

    Ha così mostrando un’immagine che ritrae una donna sorretta da due militari, mentre un altro soldato chino a terra la sostiene, liberandola dalla morsa dei gruppi ribelli che fino a una manciata di giorni fa controllavano i quartieri orientali di Aleppo.

    (Qui sotto il video in cui Bashar Jaafari mostra la foto durante la seduta d’emergenza indetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’articolo prosegue dopo il video).

    Tuttavia, gli uomini in divisa non appartenevano all’esercito regolare siriano, bensì alla milizia sciita irachena nota anche come forza di mobilitazione popolare. I militari sono stati fotografati mentre salvavano un civile, dopo che la città di Fallujah era stata liberata dall’Isis nel mese di giugno 2016. 

    (Qui sotto un tweet postato dal giornalista siriano Ibrahim Ghassan che denuncia l’accaduto)

    Non è la prima volta che Bashar Jaafari compie gesti imbarazzanti. Il 29 settembre 2016, al giornalista di Al Jazeera James Bays che gli domandava se il governo di Damasco avesse bombardato gli ospedali, Jaafari aveva semplicemente risposto con una risata sarcastica e fuori luogo, provocando un momento di sconcerto tra i reporter presenti al palazzo di vetro dell’Onu di New York.

    (Qui sotto il video).

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