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    Le forze di sicurezza irachene sono accusate di avere torturato e ucciso civili a Mosul

    Amnesty International ha denunciato che almeno sei persone sarebbero state trovate morte il mese scorso in due villaggi a sud della città irachena controllata dall’Isis

    Di TPI
    Pubblicato il 10 Nov. 2016 alle 08:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:00

    Uomini vestiti con divise della polizia federale irachena avrebbero torturato e ucciso i residenti di alcuni villaggi a sud di Mosul durante la campagna militare per strappare la città dal controllo del sedicente Stato Islamico.

    Amnesty International ha denunciato che “almeno sei persone” sarebbero state trovate morte il mese scorso nelle frazioni di Shura e Qayyara, due villaggi sospettati dalle forze di sicurezza di essere legati agli estremisti islamici dell’Isis che nel 2014 riuscirono a impossessarsi di un terzo del territorio iracheno.

    Secondo Lynn Maalouf, funzionario di Amnesty a Beirut, in Libano, “uomini con le uniformi della polizia federale hanno compiuto una serie di omicidi illegali, arrestando e uccidendo deliberatamente a sangue freddo i residenti dei villaggi a sud di Mosul”.

    Le vittime, ha denunciato Amnesty, sarebbero state prima picchiate con i calci dei fucili e con delle catene e poi uccisi. In un caso, un uomo sarebbe stato addirittura decapitato.

    L’organizzazione umanitaria ha lanciato l’allarme del rischio che eventi simili si ripetano con il proseguire della campagna militare, se gli autori delle violazioni non saranno puniti.

    Inoltre, secondo Human Rights Watch, almeno 37 uomini sospettati di fare parte del sedicente Stato islamico, sono stati incarcerati dalle forze di sicurezza irachene e curde durante operazioni di pattugliamento nei villaggi, controlli nei checkpoint e nei campi profughi allestiti intorno Mosul e Hawija, nella provincia di Kirkuk.

    I parenti hanno denunciato alle organizzazioni umanitarie di non sapere dove si trovano i familiari e hanno detto di non essere stati in grado di mettersi in contatto con nessuno di loro dal momento in cui sono stati incarcerati.

    Un portavoce del governo regionale curdo ha negato le accuse contenute nel rapporto di Human Rights Watch e ha spiegato che i ritardi nell’informare le famiglie sono dovuti alle risorse limitate e che non vi è stata alcuna violazione della legge.

    L’operazione militare per la riconquista di Mosul è entrata nella sua quarta settimana, ma per il momento l’alleanza composta da almeno 100mila militari tra soldati iracheni, forze di sicurezza, milizie sciite e peshmerga curdi, con il sostegno dei bombardamenti aerei della coalizione a guida statunitense, è riuscita a penetrare solo nei quartieri periferici della città.

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