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    Il maratoneta che incrociò i polsi alle Olimpiadi torna in Etiopia dopo due anni di esilio

    Credit: Afp/Getty

    "C’è stato un bel cambiamento nel paese. Ora le persone possono esprimere liberamente le loro opinioni e condannare liberamente il governo", ha detto Feyisa Lilesa al suo ritorno ad Addis Abeba

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 22 Ott. 2018 alle 19:48 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 12:27

    Quando ha partecipato alle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro, il maratoneta Feyisa Lilesa ha sorpreso tutti. L’ha fatto non solo per il risultato ottenuto: è arrivato secondo dopo il keniano Eliud Kipchoge, una medaglia d’argento che l’ha confermato come uno degli atleti più veloci, e forti, al mondo.

    Feyisa Lilesa ha colpito per il gesto simbolico con cui ha tagliato il traguardo: ha superato la linea bianca alzando le braccia sopra la testa e incrociando i polsi, come se fossero legati. Il suo atto simbolico riprendeva quelli usati durante le manifestazioni antigovernative di cui l’Etiopia era teatro due anni fa. Aveva poi scelto di non tornare a casa: temeva per la sua incolumità e a Flagstaff in Arizona, negli Stati Uniti, è rimasto per due anni.

    Domenica 20 ottobre 2018, Lilesa è tornato a casa. Il corridore è stato accolto all’aeroporto di Addis Abeba da funzionari del governo, tra cui il ministro degli Esteri Workneh Gebeyehu.

    “C’è stato un bel cambiamento nel paese. Ora le persone possono esprimere liberamente le loro opinioni e condannare liberamente il governo. La mia solidarietà va ai martiri che hanno sacrificato le loro vite e mi hanno restituito la libertà di tornare e unirmi alla mia famiglia. Voglio tornare alle competizioni, sono fiducioso che otterrò buoni risultati per il mio paese e per me stesso”, ha detto ai cronisti.

    Quando Lilesa aveva messo in atto la sua simbolica protesta, stava alludendo alla brutale repressione degli Oromo, il principale gruppo etnico del paese che abita soprattutto la regione attorno ad Addis Abeba. Gli Oromo protestavano contro il governo federale guidato dal Fronte di liberazione popolare dei Tigré (TPLF), la coalizione che aveva ottenuto tutti i seggi disponibili in Parlamento.

    Ad agosto 2018, gli Oromo hanno firmato un accordo di riconciliazione con il governo etiope che prevede la cessazione delle ostilità. In base all’accordo – firmato ad Asmara dal presidente del Fronte di liberazione oromo (Olf), Dawd Ibsa, e dal governatore dello stato regionale di Oromia, Lemma Megersa – il gruppo di opposizione ha accettato di proseguire la sua attività politica in Etiopia attraverso mezzi pacifici, mentre le due parti hanno concordato anche l’istituzione di un comitato congiunto per attuare il processo di pace.

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