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    Fast and Furious a Baghdad

    I ragazzi iracheni evadono la politica e i problemi dell'Iraq di oggi grazie alle gare di drifting

    Di Dario Sabaghi
    Pubblicato il 9 Dic. 2015 alle 23:18 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:09

    Indossa occhiali da sole Rayban modello Aviator e porta il pizzetto. Ali, 18 anni, nato a Najaf, in Iraq, studia legge a Baghdad e vuole diventare un avvocato. I suoi fine settimana li passa con la sua Kia Sorrento 2013 tra i piazzali impolverati della città e l’odore di gomma bruciata. Ali partecipa alle gare di drifting.

    Il drifting è una tecnica di guida che consiste nel percorrere le curve facendo assumere alle ruote posteriori un angolo differente rispetto a quelle anteriori. Si sfrutta la potenza del motore per far perdere aderenza alle ruote posteriori, in modo che scivolino sull’asfalto verso l’esterno della curva. Sono presenti 25 campionati ufficiali di drifting in tutto il mondo, tra cui due in Italia.

    Anche se da alcuni mesi le gare in Iraq si sono fermate per via dell’avanzata dello Stato Islamico, “il drifting ha una grande popolarità tra i ragazzi di Baghdad”, racconta Ali. Ai raduni sono presenti circa 250 persone e, solo a Baghdad, ci sono dai 20 ai 25 piloti che praticano questo sport.

    Non è chiaro se fare drifting a Baghdad sia legale o meno: c’è una lacuna legislativa a riguardo. Molti organizzatori e spettatori dei raduni ritengono che, per praticarlo, sia necessario un permesso difficile da ottenere, vista la burocrazia e la complessa situazione dell’Iraq di oggi.

    Hamed Husseini, un altro ragazzo che gareggia a Baghdad con una Mustang GT nera, spiega in un’intervista al sito Vocativ, che i piloti hanno molti problemi con la polizia. “Le autorità ci arresterebbero continuamente. Io sono stato arrestato dieci volte”, racconta ridendo.

    Le gare di drifting hanno luogo sia di giorno che di notte in grandi spiazzi. Gli spettatori si riuniscono in cerchio o semicerchio. Tra loro e le auto che gareggiano non ci sono barriere protettive: al massimo un piccolo guardrail costruito con i pneumatici.

    Ali spiega che in pista ci sono diversi tipi di auto, tra le quali Hummer, Bmw, Chevrolet Camaro e Ford Mustang. Il prezzo medio di un’auto si aggira sui 13mila euro: mantenerla può costare anche 800 euro al mese.

    Ali gareggia sia per l’autoclub di Baghdad che per quello di Najaf: ce ne sono altri importanti come quello di Kirkuk e di Bassora.

    Le gare sono organizzate dagli autoclub che si finanziano da soli. È presente una giuria che decreta il vincitore in base all’angolo e alla velocità raggiunta dalla driftata, tenendo anche in considerazione lo stile usato per derapare e la reazione degli spettatori: come premio una medaglia o i soldi (circa 300 euro).

    “È una dolce sensazione”, raconta Ali quando parla di cosa prova quando fa drifting. L’adrenalina sale a ogni sgommata e si creano sbuffi di polvere. Gli spettatori acclamano questi ragazzi come delle vere e proprie celebrità. In un Paese come l’Iraq, gli eventi di drifting sono un modo per parlare di motori, velocità e abilità di guida, invece che discutere di guerra, di politica o religione.

    Ali è musulmano sciita. Il settarismo religioso viene però lasciato alle spalle dai ragazzi di Baghdad quando sono tutti insieme al raduno delle gare di drifting. “Qui siamo tutti fratelli”, racconta Ali, mostrando alcune fotografie dei raduni e delle sfilate di macchine che invadono le strade della capitale, come Aba Naw’as street, che costeggia il fiume Tigri, dove sono frequenti molti raduni.

    Essere sunnita o sciita non importa quando ci si diverte, si sta insieme e si ha la passione comune per le auto e l’attrazione per la velocità. Si superano i discorsi di politica e tutto il resto. Sembra di essere nel film Fast and Furious, con le sgommate e i polveroni che si alzano. E invece sei a Baghdad.

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