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    Mark Zuckerberg è accusato di aver ideato “uno schema fraudolento” per elimiare la concorrenza

    Mark Zuckerberg

    Secondo le nuove accuse, Facebook ha utilizzato i dati personali degli utenti per ottenere maggiori guadagni e ha ideato uno "schema fraudolento" che ha danneggiato 40mila aziende

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 25 Mag. 2018 alle 13:13 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:05

    Mark Zuckerberg, Ceo di Facebook, è stato accusato di aver sviluppato uno “schema fraudolento” per utilizzare la vasta mole di dati privati a sua disposizione per per guadagnare milioni di dollari e costringere i concorrenti ad abbandonare il settore.

    Un’azienda ha infatti fatto causa a Facebook davanti ad una Corte della California, dichiarando che il Ceo del social network ha “militarizzato” le capacità di accedere ai dati degli amici dei suoi utenti, stesso comportamento alla base dello scandalo Cambridge Analytica.

    La nuova causa aperta contro Facebook presso la corte suprema di San Mateo, in California, si basa su una serie di mail e messaggi confidenziali tra i dirigenti dell’azienda, tra cui figura anche Zuckerberg.

    Quest’ultimo è citato direttamente nel caso e avrebbe ideato personalmente lo schema fraudolento.

    Facebook ha rigettato le accuse e ha chiesto che il caso sia chiuso sulla base del diritto alla libertà di espressione.

    Il Primo emendamento statunitense garantisce il diritto a prendere “decisioni editoriali” , anche se di recente Zuckerberg e gli altri dirigenti dell’azienda hanno dichiarato che Facebook è una piattaforma e non un editore.

    “Facebook ha dichiarato alla Corte di essere un editore in base al Primo emendamento e di poter modificare e censurare i contenuti disponibili sul suo sito, ma ciò è in contraddizioni con le recenti affermazioni davanti al Congresso americano secondo cui sarebbe una piattaforma neutra”.

    Questa la spiegazione fornita da Heather Whitney, un avvocatessa che si è occupata di social media per l’istituto King first amendment della Columbia University.

    La compagnia che ha chiesto l’apertura del caso, un’ex startup chiamata Six4Three, sta cercando di evitare che Facebook riesca ad ottenere l’archiviazione del caso e ha presentato centinaia di mail a sostegno delle sue accuse.

    Il contenuto, però, è ancora riservato e rimarrà tale fino a giovedì. Entro questa data, Facebook può chiedere che l’accesso alle mail continui ad essere negato, altrimenti verranno rese pubbliche.

    Secondo la startup Six4Three, Facebook ha dichiarato pubblicamente di essere preoccupata per la privacy dei propri utenti, ma di aver in realtà continuato ad usare i dati sensibili delle persone iscritte alle sue piattaforme.

    Le mail e i messaggi presentati alla Corte rivelano un sistema cinico e abusivo creato per sfruttare l’accesso ai dati personali degli utenti e per battere i concorrenti.

    Facebook fa sapere che le accuse non hanno alcun fondamento e che la compagnia “continuerà a difendersi vigorosamente”.

    Six4Three ha presentato il caso nel 2015, poco dopo la decisione di Facebook di interrompere l’accesso ai dati personali degli amici dei singoli utenti.

    Secondo le accuse della startup, Facebook non solo era a conoscenza delle ricadute negative del loro comportamento sulla privacy degli iscritti, ma ha anche denunciato volontariamente lo stratagemma utilizzato da Cambridge Analytica per raccogliere i dati di 87 milioni di americani.

    Zuckerberg, così facendo, ha presentato la propria azienda come una vittima del comportamento scorretto di una terza parte che ha abusato delle regole per la raccolta e la condivisione dei dati.

    “Le prove dimostrano che lo scandalo Cambridge Analytica non era il risultato di una negligenza da parte di Facebook, ma una conseguenza diretta di uno schema fraudolento disegnato da Zuckerberg nel 2012 per nascondere la sua incapacità di anticipare lo spostamento degli utenti di tutto il mondo sugli smartphone”, si legge nei documenti ufficiali.

    Secondo la nuova causa aperta contro l’azienda, Facebook nel 2012 era stata danneggiata dal cambio di comportamento dei sui utenti, che avevano appunto iniziato ad usare maggiormente i dispositivi mobili a discapito dei computer.

    Ciò aveva comportato un calo delle entrate pubblicitarie dell’azienda e Zuckerberg avrebbe reagito imponendo agli sviluppatori esterni all’azienda di comprare nuovi e costosi spazi pubblicitari per i dispositivi mobili, per non rischiare di perdere l’accesso ai dati personali degli utenti.

    Negli ultimi documenti depositati, Six4Three accusa Facebook di aver usato deliberatamente la grande quantità di dati riservati per convincere gli sviluppatori a creare delle nuove piattaforme all’interno dei suoi sistemi, potendo avere accesso per lungo tempo alle informazioni personali.

    Una volta che le compagnie crescevano grazie ai dati forniti da Facebook, l’azienda di Zuckerberg bersagliava quelle diventate più ricche nel tentativo di ottenere da loro dei soldi, cooptarle e distruggerle.

    In base ai documenti al vaglio della Corte californiana, 40mila compagnie sono state danneggiate da Facebook.

    “Six4Three sta presentando per la quinta volta una serie di accuse ogni volta più numerose e che arrivano sempre allo stesso punto: le decisioni editoriali di Facebook di bloccare la pubblicazione di alcuni contenuti creati dagli utenti sulla Piattaforma sulle app di terzi”, fanno sapere da Facebook, che ha fatto appello al Primo emendamento.

    Di recente, Mark Zuckerberg ha parlato davanti al Parlamento europeo per rispondere alle domande dei rappresentanti dei gruppi politici, dopo il caso di Cambridge Analytica.

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