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    Evira il fidanzato durante un rapporto e lo accusa di violenza: smentita dalle telecamere di sicurezza

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 16 Set. 2023 alle 12:38

    Evira il suo capo accusandolo di violenza, ma viene smentita dalle telecamere del locale. La donna, dipendente dell’uomo con cui aveva una relazione da ben quattro anni, ha mentito alla polizia e ora rischia una pena detentiva pari a 10 anni e un risarcimento in denaro di 200mila euro da restituire all’uomo per averlo evirato.

    Intorno alla mezzanotte del 31 maggio 2021, Abdur si è recato alla stazione di polizia locale di Sant Andreu de la Barca, Barcellona, con una brutta ferita sui genitali che ancora sanguinava. L’uomo ha spiegato che Tanya, una dipendente del suo bar “El sybarita de la Barca”, gli aveva tagliato il pene con un coltello, quindi gli agenti hanno chiamato un’ambulanza e lo hanno trasferito urgentemente all’ospedale di Bellvitge per le cure.

    La sospettata si è presentata poco dopo alla stazione di polizia per ammettere l’amputazione, sostenendo che il suo capo aveva tentato di violentarla, come era successo altre volte, e lei si era difesa.

    Dopo aver raccolto le testimonianze delle persone coinvolte, alcuni testimoni, tra cui alcuni clienti del bar, e aver visionato le telecamere di sicurezza del locale, gli agenti hanno verificato che la versione della donna non corrispondeva. Per questo motivo l’hanno arrestata e hanno trasmesso il caso a Mossos d’Esquadra, che ha avviato un’indagine. Il tribunale investigativo di Martorell, competente in materia di violenza di genere, ha ordinato la detenzione provvisoria della sospettata, che vi è rimasta fino allo scorso maggio, quando è stata rilasciata in attesa del processo che si terrà nei prossimi mesi presso il tribunale di Barcellona.

    Tanya, originaria come Abdur del Bangladesh, rischia una condanna a 10 anni di carcere per il reato di lesioni sotto forma di mutilazione genitale, come richiesto dalla Procura. Il documento del Pubblico Ministero, al quale El Mundo ha avuto accesso, è molto diverso dalla versione che l’imputata ha offerto alla polizia quando è stata arrestata e indica che i due hanno iniziato una relazione nel 2017 quando lei ha iniziato a lavorare come cameriera presso il bar.

    Ma come è avvenuta l’aggressione? Secondo la Procura, lei “si è avvicinata a lui, lo ha abbracciato da dietro e ha cominciato a baciarlo sul collo, insistendo affinché avessero rapporti sessuali” ma l’uomo ha rifiutato. Nonostante ciò, l’imputato gli ha chiesto semplicemente di abbassarsi i pantaloni “per fargli una fellatio”, dicendogli “siediti e basta”.

    Tuttavia, mentre l’uomo “era sdraiato sul divano, l’imputata gli ha messo un panno sugli occhi e gli ha detto di non toglierlo perché si vergognava e non voleva che lui la guardasse”. Dopo avergli praticato una fellatio per tre o quattro minuti, “con l’intenzione di ledere la sua integrità fisica, approfittando del fatto che non poteva vedere nulla, ha preso un coltello e gli ha tagliato il pene, che ha cominciato a sanguinare copiosamente”.

    A seguito dell’aggressione, la vittima “ha subito un’amputazione completa del pene, per scopi fisici e funzionali, a circa 2 centimetri dalla base”. Hanno dovuto ricostruirlo in ospedale ma riporta numerose conseguenze come la difficoltà ad urinare.

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