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    Qatargate, Atene chiede di accedere ai conti di Eva Kaili a Panama: si cercano 20 milioni di euro

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 4 Gen. 2023 alle 10:37

    Oltre ai 750mila euro sequestrati all’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, trovati in contanti all’interno di alcune valigie disseminate per le case di Bruxelles intestate a lei e ai suoi familiari, potrebbero esserci altri 20 milioni di euro su un conto della deputata greca registrato nello Stato di Panama.

    e autorità di Atene hanno chiesto informazioni su un deposito presso la banca locale Bladex Bank, dove l’antiriciclaggio ellenica sospetta siano confluite altre somme arrivate dal Qatar.

    L’esistenza di questi conti era stata smentita dalla banca, che aveva definito “false” le informazioni visto che la Bladex, che fornisce servizi solo ad altre banche e imprese, non ha registrato alcun “fondo” riferibile in modo “diretto o indiretto” a persone coinvolte nell’inchiesta.

    “La falsità di questi ipotetici bonifici è provata oltre ogni dubbio”, aveva detto l’avvocato di Kaili, Michalis Dimitrakopoulos. Potrebbe allargarsi ulteriormente lo scandalo passato alle cronache con il nome Qatargate, che vede lo stato della penisola araba protagonista della corruzione di parlamentari e lobbisti del Parlamento europeo per difendere i propri interessi a Bruxelles e Strasburgo.

    La richiesta avanzata da Atene è in attesa di risposta. Il tutto mentre dal Pd arriva l’ok alla revoca dell’immunità chiesta dagli inquirenti belgi per gli eurodeputati socialisti Marc Tarabella e Andrea Cozzolino, tra i principali sospettati dell’inchiesta.

    Quest’ultimo lo scorso 21 dicembre aveva chiesto di essere ascoltato dai magistrati “per contribuire all’accertamento della verità, rinunciando a tal fine alle guarentigie dell’immunità parlamentare”, conscio che prima o poi la magistratura belga avrebbe chiesto per lui la rimozione dell’immunità.

    In carcere al momento ci sono Eva Kaili, il suo compagno Francesco Giorgi, Niccolò Figà-Talamanca (segretario generale dell’ong No Peace Without Justice) e Antonio Panzeri, ex europarlamentare e fondatore di “Fight Impunity”, una ONG in difesa dei diritti umani.

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