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    L’Ungheria si ritira dall’Eurovision: “Competizione troppo gay-friendly”

    Un commentatore l'aveva definita una "flottiglia omosessuale"

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 29 Nov. 2019 alle 16:08 Aggiornato il 29 Nov. 2019 alle 16:32

    Eurovision, l’Ungheria si ritira dalla competizione: “Troppi gay”

    Per la prima volta dal 2010, l’Eurovision non vedrà tra i suoi partecipanti l’Ungheria. La gara canora che nel 2020 si terrà a Rotterdam vede coinvolti ogni anni i paesi membri dell’Unione Europea di Radiodiffusione. Circa un mese fa l’Ungheria stessa a comunicato la sua assenza dalla competizione.

    Il motivo? Secondo quanto riferisce il quotidiano The Guardian, che a sua volta cita una fonte dell’emittente nazionale Mtva, per il Paese guidato da Viktor Orban l’Eurovision sarebbe “troppo gay“. L’ultima volta in cui l’Ungheria non ha partecipato al contest era il 2010: in quel caso le motivazioni erano legate alle gravi difficoltà economiche di Mtva, che aveva dovuto affrontare un taglio di più del 50 per cento del budget.

    Adesso il motivo sarebbe la vocazione troppo gay-friendly della manifestazione. “Invece di prendere parte all’Eurovision Song Contest nel 2020, sosterremo le preziose produzioni create dai talenti della musica pop ungherese”, dice Mtva comunicando la sua decisione.

    D’altronde Orban porta avanti da tempo una politica a favore della famiglia tradizionale, e solo pochi mesi fa il portavoce del parlamento ungherese aveva associato l’omosessualità alla pedofilia. Ma le accuse anti-gay non finiscono qui.

    Un commentatore televisivo filo-governativo aveva definito l’Eurovision “un’accozzaglia omosessuale“, rimarcando come la mancata partecipazione del Paese andrà a beneficio della salute mentale della popolazione.

    L’uomo, András Bencsik, aveva commentato la non partecipazione dell’Ungheria dell’Eurovision così: “Accolgo con favore la decisione che l’Ungheria non faccia parte della flottiglia omosessuale a cui è stata ridotta questa competizione canora internazionale, in cui la distruzione della pubblica decenza avviene tramite travestiti che strillano e donne barbute”, con riferimento a Conchita Wurst, che ha vinto nel 2014 rappresentando l’Austria.

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