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    Se l’Europa vuole superare il regolamento di Dublino

    Una prima opzione trasferirebbe i richiedenti asilo dagli stati in prima linea agli altri, la seconda invece prevede la creazione di un nuovo sistema rispetto a Dublino

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Apr. 2016 alle 16:38 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:21

    La Commissione europea ha avviato il processo di riforma del sistema europeo comune di asilo (Ceas) che prevede una più “equa e umana” ripartizione dei richiedenti asilo tra gli stati membri e misure per garantire percorsi sicuri e organizzati di migrazione legale verso l’Europa. 

    Secondo il vicepresidente Frans Timmermans la crisi dei rifugiati “ha messo a nudo le debolezze del sistema comune di asilo europeo. Non vi è alcun dubbio: le persone bisognose di protezione devono continuare a essere aiutate e non dovrebbero essere costrette a mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti di migranti. Ma il sistema attuale non è sostenibile”. 

    Il regolamento di Dublino ha assegnato una responsabilità eccessiva a un numero ristretto di Stati membri, come l’Italia e la Grecia. 

    Il Commissario per le Migrazioni e gli affari interni Dimitris Avramopoulos ha dichiarato: “La mobilità umana è una caratteristica intrinseca del XXI secolo. Per far fronte a questa sfida l’Europa deve creare un sistema europeo comune di asilo robusto ed efficace, che inglobi anche il sistema di Dublino, e che sia equo per gli Stati membri, i cittadini dell’UE, i migranti e i paesi di origine e di transito”.

    I flussi migratori massicci di richiedenti asilo hanno messo in luce le debolezze del sistema di Dublino, dove si stabilisce che ciascun migrante debba fare richiesta di asilo nel primo paese dell’Unione europea nel quale arriva. 

    Rottamare il regolamento di Dublino. O comunque modificarlo. Sono le due opzioni di riforma presentate dalla Commissione europea, ma non ancora concordate con gli Stati membri, né con il parlamento. 

    Una prima opzione dovrebbe aggiungere un “meccanismo di equità correttiva” che trasferirebbe i richiedenti asilo dagli stati in prima linea ad altri stati.

    Una seconda modifica riguarderebbe la creazione di un nuovo sistema altro da quello di Dublino, che non terrebbe più conto del paese in cui i migranti hanno messo piede in Ue per la prima volta, ma li distribuirebbe in tutta Europa in base a un sistema di ripartizione permanente, in base alla loro ricchezza e “capacità di assorbimento”.  

    “In entrambi i casi, i richiedenti asilo verranno ridistribuiti automaticamente tra gli stati membri”, ha detto il commissario per la migrazione Dimitris Avramopoulos. “Abbiamo bisogno di una congrua parte di responsabilità e una maggiore solidarietà radicata nel nostro sistema”.

    La Commissione europea ha inoltre proposto una procedura di asilo più armonizzata all’interno delle istituzioni europee. 

    Le proposte della Commissione sembrano voler scardinare lo status quo, nonostante alcuni governi non vorrebbero alcun cambiamento dal momento che attualmente non hanno l’onere di accogliere alcun richiedente asilo, a differenza di Grecia e Italia. 

    Finora le regole di asilo diverse in ciascuno stato membro dell’Ue hanno incoraggiato flussi caotici di rifugiati

    Separatamente, la Commissione ha inoltre implementato proposte tecniche per rafforzare le frontiere esterne del blocco, nel tentativo di affrontare sia l’afflusso di migranti che le minacce alla sicurezza dopo gli attacchi di Parigi e Bruxelles. 

    Il Regno Unito non può essere costretto a prendere i richiedenti asilo in quanto ha una clausola di opt-out  che lo svincola dalle politiche comunitarie in materia di asilo. 

    Cos’è il regolamento di Dublino

    Il regolamento di Dublino II è un provvedimento emanato nel 2003 che regolamenta le richieste d’asilo nei paesi dell’Ue e in alcuni paesi fuori dalla comunità europea quali la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.

    Questo provvedimento obbliga i richiedenti asilo a fare richiesta sul territorio del primo stato europeo in cui essi approdano senza poterla reiterare in altri stati dell’Ue.

    Il regolamento prevede anche un sistema di controllo tramite un archivio condiviso tra i vari stati, noto con il nome di Eurodac, in cui ogni richiedente è obbligato a registrare le proprie impronte digitali in maniera tale da evitare di poter presentare domande multiple.

    Lo status di rifugiato

    La condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.

    Per ottenere lo status di rifugiato, i richiedenti asilo devono dimostrare alle autorità europee che stanno scappando da una guerra o da una persecuzione e che non possono tornare nel loro paese d’origine. 

    La differenza tra migrante e rifugiato

    Per il diritto internazionale, un richiedente asilo è una persona perseguitata nel proprio paese di origine che chiede il riconoscimento dello status di rifugiato dopo essere arrivato sul territorio di uno stato diverso dal suo.

    Fino al momento della decisione da parte dello stato ospitante, il richiedente asilo ha diritto a vivere sul territorio del paese in cui è arrivato anche se sprovvisto di documenti o se entrato illegalmente.

    Un migrante è invece chi sceglie di lasciare il proprio paese d’origine per cercare una sistemazione e una condizione di vita migliore da quella che ha nel proprio paese di origine. Un migrante non è necessariamente anche un richiedente asilo.

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