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    Esmeraldas, la provincia del calcio

    Esmeraldas è una provincia nel nord dell'Ecuador. Da qui arriva metà della nazionale di calcio ecuadoriana

    Di Ambra Montanari
    Pubblicato il 6 Lug. 2014 alle 13:36 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:11

    A Esmeraldas, nel nord dell’Ecuador, i bambini crescono con il rumore del pallone da calcio che rimbalza sulla sabbia.

    In questa provincia, chiamata così dai coloni spagnoli per le sue miniere di smeraldi, nascono i migliori giocatori di calcio del Paese.

    Dieci dei 23 convocati nella nazionale di calcio dell’Ecuador sono cresciuti qui. In percentuale di abitanti, sarebbe come se la sola Calabria fornisse la metà della squadra italiana.

    Sono tutti afro-ecuadoriani, discendenti da un gruppo di schiavi scappati da una nave spagnola nel 1553 e mischiati alle tribù indigene locali.

    Gli afro-ecuadoriani rappresentano circa il sette per cento della popolazione di tutto l’Ecuador, ma sono la maggioranza dei residenti di Esmeraldas. Qui vivono 500mila abitanti, pari al tre per cento della popolazione di tutto il Paese.

    Nella provincia ecuadoriana di Esmeraldas ci sono 37 squadre di calcio e solo tre o quattro campi regolamentari, la maggior parte dei quali in pessime condizioni. A Esmeraldas non si gioca sull’erba, ma sulle spiagge del Pacifico.

    Per questo, piace dire ai locali, i giocatori sono i migliori del mondo. Sulla sabbia tutto è più difficile.

    Gli esmeraldeños vivono di pesca e agricoltura. Esmeraldas è una delle regioni più povere dell’Ecuador e il calcio per i bambini è tutto. In un’intervista alla Fifa, Enner Valencia, centrocampista ecuadoriano che sul campo si è guadagnato il soprannome di “Superman”, ha raccontato che per comprarsi il primo paio di scarpini da calcio vendeva il latte della mucca del padre.

    “Quando i bambini di Esmeraldas sono abbastanza grandi per chiedere cosa vogliono sotto l’albero di Natale, chiedono un pallone da calcio”, dice Xavier Maldonado, presidente del club Esmeraldas Petrolero, l’organizzazione che nel 2002 ha portato la propria squadra in “serie A” e che ora è una meta fissa per i talent scout che arrivano dalla capitale.

    Maldonado è il fiero presidente del club, gestisce lui il profilo Facebook e i campi di reclutamento dei giovani calciatori.

    “A Esmeraldas siamo più forti perché cresciamo vicino al mare”, spiega Maldonado. “Ed è grazie al fosforo, al pesce che mangiamo e al platano (banane acerbe) che diventiamo così bravi. Si dice che chi nasce qui ha i muscoli persino nelle unghie”.

    La realtà è un po’ diversa: un bambino su tre che cresce nella provincia è denutrito e il 78 per cento degli abitanti vive sotto la soglia della povertà, secondo un reportage del Miami Herald.

    Il calcio, a Esmeraldas, è un modo per riscattarsi, dimenticare la miseria e sognare un’alternativa alle coltivazioni di platano.

    La vera ricchezza di questa provincia, polmone verde dell’Ecuador, si trova sotto terra e non nelle gambe dei suoi calciatori. Ogni giorno la Petroecuador, la compagnia petrolifera nazionale, estrae dal suolo di Esmeraldas 110mila barili di greggio. Ma solo il 30 per cento dei lavoratori della raffineria, che si trova proprio sull’oceano, abita a Esmeraldas. Sono la bassa manovalanza. Chi può permettersi di comprare casa in città più ricche non resta nella provincia.

    La Petroecuador nasce nel 1989. È in joint venture dal 1992 con la Texaco, azienda petrolifera statunitense ora acquistata dal colosso Chevron, leader nel settore. Petroecuador detiene il record negativo nazionale per le perdite di petrolio: 1.415 incidenti e versamenti dal 2000 al 2008. Più di ogni altra compagnia petrolifera ecuadoriana.

    L’ultimo incidente della Petroecuador risale allo scorso 10 giugno, quando 250 barili di petrolio si sono rovesciati a cinque chilometri dalla costa di Esmeraldas, secondo le testimonianze dei pescatori locali (sette secondo il comunicato della Petroecuador).

    Il ministero dell’ambiente dell’Ecuador ha consigliato ai pescatori di Esmeraldas di non uscire in mare per evitare che le barche e l’attrezzatura vengano contaminate. Lo scorso 2 luglio la Petroecuador ha poi dichiarato che risarcirà i pescatori che hanno subito danni economici a causa del versamento di petrolio. Solo chi ha tutti i documenti in regola, però, riceverà un risarcimento completo.

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