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    Ergastolo agli spacciatori

    Negli Usa più di 3 mila persone sono state condannate al carcere a vita per reati non violenti, molti dei quali sono afroamericani

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 3 Mar. 2015 alle 17:13 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:08

    Fate Vincent Winslow, un senzatetto afroamericano di 41 anni, era affamato quando ha agito da intermediario nella vendita di due sacchetti di marijuana del valore di 20 dollari a un agente di polizia sotto copertura.

    La polizia non ha arrestato lo spacciatore, bianco, anche se ha assistito all’intera transazione.

    Winslow è stato invece arrestato e rinchiuso in prigione. Era il 5 settembre 2008. Sei mesi più tardi, una giuria lo ha dichiarato colpevole per spaccio di stupefacenti.

    Facendo leva sulla fedina penale di Winslow, l’accusa ha chiesto la massima pena. Le sue condanne precedenti, tutte per reati non violenti, lo hanno reso un candidato ideale per le leggi di condanna minima obbligatoria statunitensi.

    Queste leggi stabiliscono pene minime obbligatorie per alcuni reati che i giudici non possono abbassare, nemmeno attraverso circostanze attenuanti.

    La legge utilizzata più di frequente si occupa proprio di reati di spaccio di stupefacenti, che prevedono pene minime obbligatorie per il possesso di una droga in una certa quantità.

    Il sito statunitense Daily Beast ha riportato la storia di Winslow. La sua vicenda, conservata nei documenti del tribunale, trascrizioni, e testimonianze, non aveva fatto notizia in Louisiana.

    Se non fosse stato per l’American Civil Liberties Union (Aclu), l’ente che si occupa di difendere i diritti e le libertà individuali dei cittadini statunitensi, la storia sarebbe del tutto scomparsa.

    L’Aclu ha redatto un documento di 240 pagine intitolato “Una morte vivente: l’ergastolo per i trasgressori non violenti”, pubblicato nel novembre 2013, che analizza il sistema giudiziario americano e le storie di persone condannate all’ergastolo per reati che molti considererebbero minori.

    Negli Stati Uniti, sono 3.278 i condannati al carcere a vita per reati non violenti. Alcuni di questi sono crimini contro il patrimonio, come rubare attrezzi da un capannone, o il furto di una giacca da 159 dollari.

    Il 79 per cento di questi detenuti, resterà in carcere a vita per lo spaccio di droga. Il 65 per cento di loro è costituito da afroamericani.

    In Louisiana l’ingiustizia di questo sistema è ancora più evidente. Con 429 detenuti condannati all’ergastolo per reati come quello di Winslow, lo Stato detiene il record per il numero di criminali non violenti rinchiusi a vita. Il 91 per cento di questi detenuti sono neri.

    Il penitenziario statale della Louisiana, dove si trova Winslow, custodisce al suo interno il più grande numero di uomini di colore condannati all’ergastolo per reati non violenti di tutto il mondo.

    Anche se i dati sull’uso di sostanze stupefacenti sono uguali a quelli dei bianchi, negli Stati Uniti gli afroamericani hanno quasi il quadruple delle possibilità di essere arrestati per lo spaccio di marijuana o altre sostanze.

    Una volta arrestati, gli afroamericani rischiano di essere condannati per reati non violenti, come il possesso di droga, con un probabilità 20 volte superiore rispetto a quello dei bianchi.

    Esistono differenziazioni razziali anche nei singoli Stati. I neri hanno 23 volte più probabilità di essere condannati a vita per un crimine non violento in Louisiana, 18 volte in Oklahoma, e 33 volte in più in Illinois.

    La Louisiana non è l’unico stato ad avere una maggioranza di detenuti neri a scontare la condanna all’ergastolo per crimini non violenti.

    Nel Mississippi il numero di prigionieri condannati all’ergastolo per crimini non violenti per il 78,5 per cento nero; in Illinois è il 70 per cento; in South Carolina e Florida, più del 60 per cento.

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