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    Il problema non sono gli scafisti

    La lotta agli scafisti non metterà fine alle morti in mare. Bruxelles deve adottare leggi che consentano più facilmente l'ingresso in Europa

    Di Laura Stahnke
    Pubblicato il 21 Apr. 2015 alle 16:23 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:25

    Nel corso delle ultime due settimane si sono verificati tre incidenti nelle acque del Mediterraneo.

    Barche e pescherecci carichi di migranti si sono rovesciati, lasciando affondare nel mare i propri passeggeri.

    Si stima che il numero di morti per questi tre incidenti congiunti superi le 1.300 persone, ma la cifra potrebbe essere molto più alta.

    Il 2015 sta registrando un numero di vittime nel Mediterraneo di gran lunga maggiore rispetto all’anno scorso.

    Una delle ragioni di questo aumento è la cessazione di Mare Nostrum, il progetto di salvataggio e pattugliamento delle acque coordinato dalla marina militare italiana.

    Nel corso dell’anno in cui Mare Nostrum è stato attivo, più di 100mila migranti sono stati salvati dalle acque del Mediterraneo.

    Eppure, nonostante l’efficacia del progetto, il leader del partito italiano della Lega Nord Matteo Salvini e altri esponenti del centro destra italiano hanno a più riprese fatto pressioni per abbandonarlo o ridimensionarlo drasticamente.

    È per questo che, a partire da ottobre 2014, Mare Nostrum è stato sostituito da Triton, un progetto coordinato e finanziato da Bruxelles.

    Nonostante sia l’Unione Europea a farsi carico delle spese di Triton, e non più un solo Paese – l’Italia – come nel caso di Mare Nostrum, i mezzi e i finanziamenti per il salvataggio di migranti nel Mediterraneo sono calati drasticamente.

    Da un budget mensile di 9 milioni e 900mila euro si è passati a meno di 3 milioni di euro, e le forze navali impiegate nella ricerca di dispersi e naufraghi hanno subìto tagli di simili proporzioni.

    Inoltre, mentre Mare Nostrum spingeva le operazioni di salvataggio fino al limite delle acque territoriali libiche, le operazioni di Triton coprono solo 30 miglia a partire dalle coste italiane.

    In seguito alle circa 950 morti avvenute in un singolo incidente nella notte tra il 18 e il 19 aprile, il giorno dopo l’accaduto si è tenuto un vertice europeo d’emergenza per cercare una soluzione che potesse ridurre le proporzioni di questa catastrofe, e un altro summit si terrà giovedì 23 aprile per delineare quali soluzioni congiunte prendere a livello europeo.

    Dall’incontro di lunedì è emerso che Triton riceverà maggiori finanziamenti, ma l’attenzione dell’Europa si sposterà anche su trafficanti e scafisti, che vengono spesso presentati come la causa principale di queste catastrofi.

    Contrastare gli scafisti, però, non risolverebbe il problema delle morti in mare. Sicuramente i trafficanti hanno una grande responsabilità, e le vessazioni che compiono nei confronti dei migranti di certo non rendono semplice il loro arrivo in Europa.

    Ma la causa delle catastrofi che si stanno susseguendo negli ultimi anni nel mar Mediterraneo non sono loro: trafficanti e scafisti sono infatti una conseguenza delle attuali leggi sull’ingresso in Europa.

    Fino a pochi decenni fa i singoli Paesi che oggi costituiscono l’Europa non avevano imposto leggi così rigide per accedere ai propri territori, e spesso i migranti arrivavano attraverso canali legali e sicuri.

    È solo da quando le leggi sull’immigrazione si sono aspramente indurite che la figura di scafisti e trafficanti è emersa, e si è iniziato a parlare di morti nel Mediterraneo.

    La figura dei trafficanti è sempre esistita, ed esiste ovunque vi siano leggi che limitano l’attraversamento di frontiere.

    Fino a pochi decenni fa, i trafficanti di cui si sentiva parlare in Europa erano quelli che aiutavano gli italiani ad attraversare le Alpi per arrivare in Francia e in Svizzera, e i morti erano quelli che non riuscivano a scalare le nostre montagne di notte in mezzo alla neve.

    È solo da quando sono state cancellate le restrizioni alla libera circolazione all’interno dell’Europa che i trafficanti nostrani non esistono più, e i migranti italiani non muoiono per attraversare le Alpi.

    L’unico modo per riuscire davvero a eliminare il problema dei morti in mare è quello di facilitare l’ingresso legale in Europa.

    Il risultato che si ottiene innalzando le frontiere e rendendo più difficile la traversata sarà solo quello di rendere ancora più potenti scafisti e trafficanti, che sicuramente saranno in grado di trovare un modo per aggirare i controlli e riempire i pescherecci con persone che sognano l’Europa e affronterebbero di tutto pur di arrivarvi.

    Nella storia delle migrazioni, leggi più restrittive non hanno mai portato al risultato di un minor flusso migratorio, ma hanno solo reso più difficile, costoso e pericoloso il viaggio per chi parte.

    Se davvero l’Europa è intenzionata a fare finalmente qualcosa di concreto per diminuire il numero di morti, la soluzione migliore e più conveniente sarà quella di creare canali legali e protetti per l’attraversamento del Mediterraneo, eliminando quindi la necessità di rivolgersi a trafficanti e di rischiare la vita in mare.

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