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    A Hong Kong è stata eletta la prima governatrice donna

    Carrie Lam ha vinto con 777 preferenze su 1.194 imponendosi sul favorito Tsang. La sua vittoria è stata criticata, mentre lei è stata accusata di essere filo-cinese

    Di TPI
    Pubblicato il 26 Mar. 2017 alle 12:09 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:00

    Domenica 26 marzo, Carrie Lam è stata eletta governatrice di Hong Kong affermandosi sui due avversari con 777 preferenze su 1.194.

    Cinquantanove anni, Lam si appresta a diventare la prima donna leader di Hong Kong, la città-stato che è una delle due regioni a statuto speciale della Cina. L’altra è Macao, che si trova nella stessa area geografica. 

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    Lam entrerà ufficialmente in carica il primo luglio 2017 e sarà la prima donna a ricoprire questo ruolo. La neogovernatrice è stata eletta da un apposito comitato di cui fa parte lo 0,03 per cento degli elettori di Hong Kong, composto soprattutto da esponenti fedeli al governo cinese centrale. Per questa ragione, Lam è stata accusata di essere troppo vicina al governo di Pechino. 

    Carrie Lam si è imposta sugli altri due candidati, Woo Kwok-Hing e John Tsang, ottenendo 777 voti, pari al 66,8 per cento, contro i 21 voti di Woo Kwok-Hing e i 365 di Tsang. Nelle settimane che hanno preceduto la sua nomina, la neogovernatrice non era data per vincente nei sondaggi popolari.

    I 26 punti che la distaccavano dal candidato più popolare, l’ex segretario delle Finanze Tsang, che ha ottenuto il 31,4 per cento dei voti espressi dal comitato elettorale, sembravano pesare enormemente sulla sua vittoria.  

    Da sempre accusata dai gruppi d’opposizione di essere filo-cinese (alcuni critici l’hanno perfino definita la copia esatta del leader ancora in carica Leung Chun-Yng), Lam non rappresentava certamente il candidato favorito. La sua vittoria, secondo media locali, è stata possibile grazie al sostegno di numerosi alti funzionari cinesi impiegati nell’ufficio di collegamento cinese – organo di contatto fra Pechino e Hong Kong – e grazie al voto di una sparuta ma potente rappresentanza della società civile di Hong Kong.

    Hong Kong conta all’incirca otto milioni di abitanti distribuiti su un’area di poco superiore ai mille chilometri quadrati di superficie. Per questo motivo, viene considerata una delle aree più densamente popolate al mondo. Inoltre, la città-stato si caratterizza per un sistema politico e giuridico complesso, diverso e più libero di quello cinese, ma comunque fortemente influenzato dal governo cinese. 

    I membri che compongono il comitato elettorale al quale spetta il compito di eleggere il governatore sono scelti attraverso un meccanismo complesso, che si basa sull’assegnazione di un certo numero di rappresentanti a ordini professionali e settori economici della società, sul quale interviene in modo preponderante il governo cinese. 

    All’interno di questo sistema, capita spesso che le persone più influenti della città abbiano anche forti legami commerciali o politici con la Cina, e quest’ultimo garantisce che i settori più vicini agli interessi cinesi siano in qualche modo rappresentati. 

    Tuttavia, la vittoria di Lam è stata ampiamente contestata da alcuni gruppi pro-democrazia che chiedono a gran voce elezioni libere, una richiesta avanzata nel 2014, quando a Hong Kong prese corpo la cosiddetta “rivoluzione degli ombrelli”. In quei giorni, migliaia di studenti e manifestanti scesero per le piazze della città per opporsi alla decisione della Cina di non concedere elezioni libere nel 2017. 

    Non mancarono gli scontri con la polizia, che durarono diversi giorni. 

    Nonostante le critiche e le avversioni verso la sua nomina, la neo governatrice ha dichiarato di voler assumere un approccio “combattivo” molto simile a quello adottato da Leung, che lascerà il suo incarico il 30 giugno prossimo. 

    Oltre ai sondaggi che non la davano tra i candidati papabili, Lam ha dovuto fare i conti con una pubblicità negativa che ha pesato sulla sua immagine pubblica: a gennaio, la candidata aveva catturato l’attenzione dei media internazionali per aver rivelato di aver preso un taxi a mezzanotte dal suo nuovo lussuoso appartamento ammobiliato per recarsi nella sua vecchia abitazione perché non sapeva dove andare a prendere rotoli di carta igienica. 

    Neanche una settimana dopo, Lam è diventata bersaglio di scherno per aver dato 500 dollari a un mendicante, il quale a sua volta aveva raccontato di essere arrivato dalla Cina a Hong Kong contro la sua volontà. L’elemosina è considerata illegale a Hong Kong. 

    La settimana scorsa, alcuni gruppi civili hanno accusato Lam di “mancanza di integrità” per aver annullato un incontro con loro un giorno prima della sua nomina a governatrice. Inoltre, i critici hanno messo in discussione lo slogan usato in campagna elettorale, “We Connect”, ritenendo che la sua performance elettorale fosse priva della volontà di “connettersi” con il pubblico in generale. 

    Al di là delle critiche, Lam ha alle spalle una lunga carriera politica iniziata nel 1980. Prima della sua nomina nelle vesti di governatrice della città-stato, la donna ha ricoperto diversi incarichi governativi di alto livello: direttrice del welfare, segretario permanente per l’edilizia abitativa e la pianificazione, direttrice generale dell’Ufficio economico e del Commercio di Hong Kong a Londra, segretario permanente per gli Affari Interni e segretario per lo Sviluppo. 

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