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    Elezioni e paradossi

    I cittadini nordcoreani si sono recati alle urne per le elezioni del parlamento, ma per ogni seggio è presente un solo candidato

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 10 Mar. 2014 alle 02:03 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:20

    I militari si muovono all’unisono, mentre tra sventolii di bandiere e battiti di mani, mettono in scena quella che più che una marcia è una vera e propria danza per festeggiare il giorno delle elezioni. Per celebrare l’evento sono state prodotte una serie di poesie, tra cui spiccano titoli eloquenti come “Ondate di emozione e di felicità” e “Noi andiamo a votare”. Per i cittadini della Corea del Nord è tempo di recarsi alle urne, per eleggere l’”Assemblea suprema del popolo”, che si riunisce una o due volte l’anno per avallare decisioni già prese dal partito dei lavoratori e dal leader supremo, Kim Jong-un. Una pura formalità, dal momento che per ogni seggio è presente un solo candidato.

    Il voto serve però a un duplice scopo: grazie ad esso Kim Jong-un potrà rivedere i vertici politici e circondarsi dei suoi più fedeli sostenitori, ma potrà anche effettuare un censimento della popolazione e verificare quanti nordcoreani hanno oltrepassato il confine con la Cina. Lo stesso leader supremo si è candidato per un seggio che rappresenta il distretto di Baekdusan, una montagna al confine con la Cina centrale, che i coreani considerano il luogo di nascita della loro nazione. Si tratta delle prime elezioni da quando Kim Jong-un ha preso il posto del padre Kim Jong-il, morto nel dicembre del 2011. Il ritratto dell’ex leader, insieme a quello di Kim Il-sung – presidente e fondatore della nazione – è stato appeso sulla parete dietro alle urne e i soldati si inchinano profondamente ad esso subito dopo aver votato.

    Le elezioni giungono poche settimane dopo la denuncia delle Nazioni Unite che, lo scorso 18 febbraio, hanno pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Corea del Nord. Dal documento risulta che il governo coreano sta commettendo abusi sistematici e spaventosi contro i propri cittadini su una scala che non ha precedenti nel mondo moderno, al punto da far sorgere drammatici paragoni con i crimini commessi dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Per tale ragione, il presidente del comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani, Michael Kirby, ha scritto personalmente a Kim Jong-un per avvisare il leader che potrebbe trovarsi ad affrontare un processo presso il Tribunale penale internazionale per la sua responsabilità personale in qualità di capo di stato e capo delle forze armate. Tra le varie violazioni rilevate, il rapporto denuncia la vasta rete di campi di prigionia segreti, noti come kwanliso, dove si ritiene che centinaia di migliaia di nordcoreani siano stati lasciati morire di fame o uccisi. Si stima che i prigionieri politici ancora detenuti siano tra gli 80 mila e i 120 mila.

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