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    In Catalogna vincono gli indipendentisti, ma è balzo in avanti per i socialisti di Sanchez

    L'attuale vicepresidente regionale catalano Pere Aragones (a sinistra) con il presidente di Erc Oriol Junqueras (a destra). Credit: EPA/Alberto Estévez
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 15 Feb. 2021 alle 08:18

    Gli indipendentisti catalani si sono aggiudicati di nuovo la vittoria, conquistando oltre il 48 per cento dei voti, ma i socialisti del premier spagnolo Pedro Sanchez hanno registrato un balzo in avanti di 10 punti rispetto al voto del 2017: è questo il risultato delle elezioni che si sono tenute ieri, 14 febbraio 2021, in Catalogna.

    Il dato elettorale arriva più di tre anni di distanza dallo storico referendum per l’indipendenza della regione e dalla dichiarazione d’indipendenza dalla Spagna, mai riconosciuto da Madrid, che ha portato alla fuga all’estero dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont, ora eurodeputato a Bruxelles, e all’arresto del suo vice Oriol Junqueras, attuale presidente di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), condannato a 13 anni di carcere.

    Elezioni in Catalogna: vincono gli indipendentisti

    In Catalogna il blocco indipendentista, in precedenza autonomista, gestisce il governo locale da quarant’anni, con poche eccezioni. Nonostante i tre partiti indipendentisti (Erc, Junts per Catalunya e Cup) si siano presentati separati alle elezioni, una loro alleanza post-voto li porterebbe ampiamente a superare la maggioranza assoluta del parlamento catalano, pari a 68 voti.

    Gli indipendentisti di Erc, sinistra repubblicana catalana, hanno ottenuto infatti 33 seggi. Gli altri separatisti di Junts, guidati da Puigdemont, ne hanno conseguiti 32. Gli indipendentisti minoritari di Cup hanno ottenuto 9 seggi.

    Gli altri partiti, che comprendono forze molto lontane politicamente tra loro (socialisti, Ciudadanos, Ecp, Vox e Partito popolare) si fermerebbero invece, anche con una improbabile alleanza, a 61 seggi totali.

    Crolla l’affluenza, balzo in avanti per i socialisti

    Le elezioni sono state segnate da un crollo dell’affluenza rispetto al 2017, a causa della pandemia di Coronavirus, che in Catalogna ha fatto registrare oltre 540 mila contagi e quasi 9.900 morti.

    Con le elezioni di ieri, l’estrema destra di Vox è entrata per la prima volta nel Parlamento catalano, dove ha ottenuto 11 seggi. Sempre a destra, i liberal-unionisti di Ciudadanos sono crollati dal 25 per cento del 2017 al 5,5 per cento. A sinistra, la versione catalana di Podemos, En Comú Podem (Ecp), si ferma sotto l’8 per cento.

    Le elezioni in Catalogna hanno segnato inoltre l’interruzione del calo storico per i socialisti nella Regione autonoma. Il Partito socialista catalano (Psc), affiliato al Psoe del premier spagnolo Pedro Sanchez, aveva schierato come candidato di punta Salvador Illa, diventato molto popolare come ministro della Sanità nella lotta al Covid.

    I socialisti hanno ottenuto il 23 per cento dei voti, un risultato che li mette alla pari con gli indipendentisti di Erc e che segna un balzo in avanti di 10 punti rispetto al 13 per cento che avevano conseguito nel 2017 e che li porterà quasi al raddoppio dei seggi (33 rispetto ai 17 precedenti). Un buon risultato che non basterà tuttavia a portarli alla guida della Catalogna.

    Il partito potrebbe tentare una coalizione di sinistra con Catalunya Ecp e Erc, l’ipotesi più probabile è che sia il blocco indipendentista a governare. In questo caso,  imporrà probabilmente la via più moderata, che rifiuta la via unilaterale all’indipendenza ed è favorevole a dialogare con Sanchez per un referendum concordato con il governo centrale.

    Leggi anche: Catalogna, Puigdemont sarà eurodeputato dopo la sentenza della Corte Ue su Junqueras

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