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    Ecco perché il Regno Unito potrebbe non uscire dall’Ue prima del 2019

    Le ipotesi di un’attivazione della procedura di uscita già alla fine di quest’anno si fanno sempre più esili

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Ago. 2016 alle 14:38 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:56

    Si fa sempre più probabile la possibilità che il Regno Unito non esca dal blocco europeo prima del 2019 per una serie di motivi. Le ipotesi di un’attivazione della procedura di uscita già alla fine di quest’anno si fanno sempre più esili.

    Uno dei principali ostacoli è di natura prettamente organizzativa: i due ministeri che porteranno avanti l’operazione Brexit non sono ancora pronti per poter far partire l’imponente macchina di negoziazione dopo l’attivazione della clausola 50 del Trattato di Lisbona. David Davis, capo del Ministero Brexit, creato ad hoc dal nuovo governo per traghettare il paese fuori dall’Unione Europea, non ha ancora a disposizione il personale necessario.

    Si tratta di almeno 250 addetti altamente qualificati in materia, mentre al momento ne sono stati assunti solamente 110. Stesso problema per Liam Fox, a capo del delicatissimo Ministero per il commercio internazionale, che ha per adesso reclutato solamente 100 esperti sui totali 500 di cui avrà bisogno.

    È importante ricordare che in ambedue i ministeri il personale sarà impegnato sia a Londra che nelle diversi sedi europee. Altra fondamentale causa di ritardo sono le elezioni in Francia e Germania il prossimo anno. Diversi parlamentari e voci autorevoli, fra cui il nuovo sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, sostengono che sarebbe bene attendere l’esito elettorale di due grandi stati come Germania e Francia per poter far partire e concludere i negoziati con gli stessi governi.

    Un cambio di colore politico nelle controparti con i negoziati già in corso influenzerebbe di certo le trattative poiché è legittimo pensare che un governo opererebbe diversamente dal precedente.

    Altro ostacolo da affrontare è la questione norvegese. La Norvegia, modello al centro della propaganda del movimento pro leave fa parte dell’European Free Trade Association, dove determinati stati accedono al libero mercato europeo senza essere membri dell’Unione europea.

    La Norvegia non vede di buon occhio l’ingresso del Regno Unito, come dichiarato da Elisabeth Vik Asparker, Ministro per gli affari europei in Norvegia. Questo potrebbe infatti cambiare di molto l’assetto dell’organizzazione con l’ingresso britannico, sia per bilanciamento di poteri al suo interno, sia per il fatto che gli accordi che l’European Free Trade Association ha con altri 38 paesi nel mondo, andrebbero completamente rinegoziati.

    Il Regno Unito era fra i paesi fondatori dell’Efta sin dal 1960, ma nel 1972 ne uscì per entrare a far parte dell’allora Comunità Economica Europea. La Norvegia ha potere di veto all’interno dell’organizzazione.

    A cura di Maurizio Carta

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