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    Ecco come e perché un giornale brasiliano ha distorto i risultati di un sondaggio

    Il quotidiano Folha de Sao Paulo ha commesso una frode statistica omettendo del tutto alcune importanti domande e riportando un'interpretazione sbagliata dell'elettorato

    Di TPI
    Pubblicato il 23 Lug. 2016 alle 14:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:36

    Il principale quotidiano brasiliano, Folha
    de Sao Paulo
    , è accusato di aver pubblicato un sondaggio distorcendone le
    conclusioni con lo scopo di favorire il presidente ad interim Michel Temer,
    subentrato tre mesi fa a Dilma Rousseff dopo il voto di impeachment del parlamento.

    Non è chiaro se si sia trattato di un errore in
    malafede o di incompetenza, ma il modo con cui un sondaggio
    dell’istituto di statistica Datafolha è stato presentato dal giornale ha
    evidentemente alterato i risultati a vantaggio dell’attuale presidente ad interim. Ma
    andiamo per ordine.

    La prima pagina del quotidiano domenica 17
    luglio annunciava che metà della nazione desidera avere Michel Temer come
    presidente fino al termine naturale del mandato di Dilma Rousseff, che scade nel 2018. Sempre
    secondo i dati citati, solo il 4 per cento degli elettori vorrebbe le
    dimissioni di Temer e il 3 per cento nuove elezioni.

    Un risultato in netta controtendenza rispetto
    alle ultime rilevazioni sondaggistiche, che risalgono però solamente ad aprile, visto che nei tre mesi decisivi
    per la politica brasiliana stranamente nessuno degli istituti di statistica ha
    condotto sondaggi per rilevare l’opinione dei cittadini.

    Il 9 aprile, una settimana prima che la
    camera dei deputati votasse l’incriminazione di Rousseff, secondo Datafolha, il
    58 per cento dei brasiliani era favorevole all’impeachment non solo di Dilma ma anche dell’allora
    vice presidente Michel Temer. Il 79 per cento voleva nuove elezioni.

    Risultati che infatti venivano confermati da un’altra
    rilevazione realizzata da Ibope il 25 aprile, in cui è emerso che il 62 per cento riteneva
    che Rousseff e Temer si sarebbero dovuti dimettere e solo l’8 per cento era
    favorevole all’impeachment di Rousseff e Temer come presidente
    ad interim.

    Infine, interrogati su chi avrebbero
    preferito avere come presidente nel 2018, solo il 5 per cento degli elettori
    brasiliani ha risposto Temer, contro il 23 per cento dei sostenitori dell’ex
    presidente Lula da Silva. Inoltre, solo il 14 per cento dei cittadini ha
    dichiarato di approvare il nuovo governo formato da Temer, rispetto al 31 per
    cento che lo disapprova e il 41 per cento che si è detto neutrale.

    Come è possibile che in poche settimane il
    numero dei brasiliani che vorrebbe nuove elezioni sia crollato dal 60 per
    cento di aprile al 3 per cento attuale, mentre i sostenitori del presidente ad
    interim siano schizzati dall’8 al 50 per cento?


    Probabilmente, la realtà non è questa.
    Infatti, anche se il buon senso e l’esperienza nelle rilevazioni statistiche
    sarebbero sufficienti a ritenere poco credibile un cambiamento così radicale
    nell’opinione pubblica, la spiegazione è che il sondaggio di Datafolha è stato
    presentato in maniera fraudolenta dal quotidiano.

    La ragione per cui solo il 3 per cento dei
    cittadini ha dichiarato di volere nuove elezioni e il 4 per cento si è detto
    contrario sia a Dilma che a Temer alla presidenza della nazione, semplicemente,
    è perché queste domande non erano previste nell’intervista. Il sondaggio
    conteneva solo due opzioni: ritorno di Dilma o permanenza di Temer fino al
    2018. Proprio per come è strutturato il sondaggio è impossibile capire la
    percentuale di brasiliani che realmente è a favore di Temer e coloro che, invece,
    vorrebbero nuove elezioni.

    L’unica conclusione a cui si può arrivare
    in base alla ricerca è che il 50 per cento di brasiliani è favorevole al fatto che
    Temer rimanga in carica fino al 2018 nel caso in cui l’altra unica opzione
    fosse il ritorno di Rousseff, ma ciò non significa che la ritengano la scelta
    migliore per il paese.

    E soprattutto, non è assolutamente vero
    che solo il 3 per cento dei brasiliani ha risposto di volere nuove elezioni, perché
    non gli è mai stata posta questa domanda. Si tratta di una minoranza di persone che
    volontariamente ha deciso di dare una risposta fuori dallo schema semplicemente perché in
    disaccordo con entrambe le opzioni.

    Ecco perché i quotidiani di opposizione
    hanno accusato la Folha de Sao Paulo di “frode statistica”. Non è solo una
    questione metodologica, ma di deontologia: una volta che si è deciso di
    limitare a due le possibili risposte, non si può presentare ai lettori il sondaggio
    come se agli intervistati fosse stato fornito un ventaglio completo di
    risposte.

    La prima pagina del quotidiano più letto
    del Brasile, sensazionalistica quanto falsa, presentando risultati di un
    sondaggio distorti, potrebbe infatti influenzare l’opinione pubblica a poche
    settimane dal voto decisivo al Senato sull’impeachment di Rousseff.

    A fine aprile, nel suo annuale rapporto
    sulla libertà di stampa nel mondo, Reporter Senza Frontiere ha retrocesso il
    Brasile alla 104esima posizione della classifica “a causa di un sistema
    proprietario dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi magnati legati alla
    classe politica”, mentre “i giornalisti che lavorano nei principali media
    nazionali sono soggetti all’influenza di interessi privati e di parte, e questo
    conflitto di interessi è evidentemente dannoso per la qualità del loro lavoro”.

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