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    EasyJet sta valutando di trasferire la sua sede legale al di fuori del Regno Unito

    Dopo il voto sulla Brexit, la compagnia aerea britannica low-cost pensa al suo futuro e a un eventuale trasferimento sul continente

    Di TPI
    Pubblicato il 1 Lug. 2016 alle 16:52 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:12

    La vittoria della Brexit nel referendum dello scorso 23
    giugno avrà, secondo le previsioni, un forte impatto sulle compagnie
    britanniche, di cui alcune potrebbero considerare di spostare i quartieri
    principali al di là della Manica. Vodafone, ad esempio, non è sbilanciata,
    dichiarando come fosse ancora “troppo presto” per compiere alcuna decisione
    strategica.

    EasyJet è una delle società potenzialmente più esposte a
    perdite conseguenti alla Brexit: il mattino dopo la chiusura delle urne, le sue
    azioni hanno registrato tra le maggiori perdite sull’indice della Borsa
    londinese FTSE 100, con un crollo di oltre il 20 per cento.

    La compagnia aerea aveva già predetto prima del referendum,
    assieme a IAG, proprietaria di British Airways e Aer Lingus, che un’eventuale
    vittoria del fronte leave avrebbe
    portato ad “incertezza economica e dei consumatori” e ad una riduzione dei
    profitti per la seconda metà dell’anno a causa della minore domanda di voli.

    Attualmente il Regno Unito fa parte, assieme agli altri 27
    paesi membri dell’Unione, di un singolo mercato di aviazione europeo. In
    seguito alla Brexit, non è ancora chiaro che cosa accadrà a questo accordo.

    Carolyn McCall, amministratrice delegata di EasyJet, ha detto di aver “scritto al governo britannico e alla Commissione Europea per
    chiedere loro di dare la priorità alla permanenza del Regno Unito” in tale mercato.

    Grande sostenitrice del remain,
    aveva affermato se i cittadini britannici avessero votato per staccarsi da
    Bruxelles, si sarebbe potuto ritornare ai tempi in cui volare era “riservato alle
    élite”.

    Se questo non dovesse accadere, la compagnia basata a Luton
    ha un piano di contingenza, discusso prima del referendum: “Abbiamo discusso
    con una serie di organismi di controllo aereo riguardo l’istituzione di un
    certificato di operatore aereo in un paese dell’Unione, per permettere a
    EasyJet di volare in Europa come facciamo oggi” ha dichiarato un portavoce.

    Questo certificato garantirebbe a EasyJet una base legale in
    uno stato membro dell’Unione europea e il diritto di operare come compagnia
    aerea in quel territorio.

    EasyJet ha oggi circa mille impiegati nei suoi uffici
    principali di Luton, esclusi coloro che lavorano direttamente alle operazioni aeroportuali
    dello scalo inglese. I suoi rappresentanti, nonostante le voci diffusesi nei
    primi giorni dopo il voto, hanno affermato che “non abbiamo programmi di
    trasferirci da Luton, che è la nostra casa da 20 anni”.

    In realtà McCall ha definito la possibilità di tale
    cambiamento strutturale come “ancora da definire”. Tutto dipenderà dalle
    trattative fra Londra e l’Unione Europea.

    Un’opzione, molto simile a quella già adottata a IAG e che
    anche Ryanair sta considerando, è quella di “un’unità registrata nell’Unione
    europea, con una società sussidiaria in Regno Unito”. La nuova sede legale
    principale potrebbe essere spostata oltremanica in uno degli altri 27 stati membri,
    dopo l’ottenimento di una licenza d’operatore aereo in quel paese.

    Tuttavia, solo una minima quantità di impiegati verrebbe
    trasferita da Luton, e l’unità britannica continuerebbe ad esistere come
    sussidiaria.

    Dopo queste dichiarazioni e speculazioni su un possibile
    futuro di EasyJet lontano dal Regno Unito, le sue azioni hanno segnato una
    mattinata positiva in Borsa, salendo dell’1.71 per cento prima di pranzo. 

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