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    Il gioco dei Dubia per incastrare Papa Francesco

    L'appello pubblico di quattro cardinali al Santo Padre sembra avere come unico obbiettivo quello di mettere in imbarazzo Papa Francesco

    Di Raffaele Buscemi
    Pubblicato il 22 Feb. 2017 alle 19:06 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:58

    A settembre, quattro cardinali – Raymond L. Burke, Walter Brandmuller, Carlo Caffarra, Joachim Meisner – hanno formalmente espresso a papa Francesco cinque “Dubia” (dubbi) sul alcuni passaggi dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. All’inizio avevano optato per una lettera scritta a Papa Francesco ma non avevano ricevuto nessuna risposta. Due mesi dopo hanno quindi deciso di alzare il livello di scontro e di diffondere i loro dubbi a mezzo stampa. 

    Visto che anche l’uscita sui media è stata un buco nell’acqua i cardinali hanno rincarato la dose attraverso una intervista al card. Burke in cui sostanzialmente diceva che se il Papa non avesse risposto in maniera corretta alle loro domande sarebbe caduto in eresia e sarebbe stato corretto pubblicamente. 

    Cosa vogliono davvero i Dubia?

    Da qui si è cominciato a intuire che lo scopo dei Dubia non era quello di ottenere una risposta alle loro 5 domande ma quello di mettere sotto una luce negativa il Papa. In un’altra intervista di fine gennaio, al The Remnant, è lo stesso mons. Burke ad ammetterlo. Infatti, alla domanda postagli dal giornalista se conosce la risposta ai cinque dubia (“Don’t you already know the answers to your five questions?”) l’ex-cardinale risponde che le conosce (“Certainly we do!”).

    L’aver posto i Dubia al Santo Padre non proviene quindi da nessuna ambiguità proclamata, visto che la risposta è conosciuta dalla banda dei quattro: il che non è una scoperta visto che tutti i cattolici conoscono le risposte come è stato ancora ribadito dal Cardinale Mueller, ovvero il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.

    L’ammissione del card. Burke

    Ma allora a che pro porre una domanda, anzi cinque, di cui sai già le risposte? E la risposta di Mons Burke è limpida: Papa Francesco deve dire che la pensa come noi (” the important thing is that the pastor of the universal Church… make clear that, yes, he answers these questions in the same way that the Church answers them”).

    Non solo: il card. Burke, che per quanto influente resta un normale cardinale, cerca di mettersi un gradino sopra il Papa (e tutti sanno chi nel cattolicesimo è al di sopra al Santo Padre…) che è l’unico che ha l’ultima parola nelle questioni di fede nella Chiesa Cattolica dichiarando che “Daremo al Santo Padre un’interpretazione di Amoris Laetitia conforme al Magistero della Chiesa” (“the truths that seem to be called into question by AL would simply be placed alongside what the Church has always taught and practiced and annunciated in the official teaching of the Church”).

    Ovviamente nonostante tutte le interviste di questo tenore i quattro cardinali affermano che il loro unico movente è l’amore per il Papa e la voglia di essere caritatevoli con lui.

    Una traduzione dal “Vaticanese”

    Tutto questo potrebbe sembrare fumoso o una questione di lana caprina, quindi cerchiamo di tradurlo in un linguaggio più moderno senza termini in latino e porporati:

    Potremmo dire che è come se io ti mandassi un messaggio su WhatsApp e vedessi le doppie spunte blu. Passa un giorno e non mi rispondi e ho davvero bisogno di una risposta. Siccome ti voglio bene e non penso male, che l’hai fatto apposta, ti rimando un altro messaggio privato, oppure ti telefono, oppure aspetto un altro giorno.

    Non pubblico sulla mia bacheca pubblica su Facebook il messaggio a te diretto così che tutti leggano e pensino insieme a me quanto tu sia st***** a non rispondere.

    E il giorno dopo, siccome ti voglio tanto bene da volerti sinceramente correggere, mi faccio pure intervistare minacciandoti, che se non mi rispondi con le buone passo alle cattive, vengo a sfondarti direttamente la porta di casa. 

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